Mentre è ormai partito il conto alla rovescia su quando le agenzie regolatorie daranno il via libera ai vaccini anti-Covid e potrà cominciare la prima somministrazione alle categorie più a rischio, gli esperti e studiosi di tutto il mondo si interrogano su una domanda che è destinata, ancora per un po', a rimanere senza risposta.
Si è ancora contagiosi?
Questi vaccini, oltre a (teoricamente) proteggerci dal virus e rendere immuni, saranno anche in grado di evitare che si possa essere ancora infettivi, ossia contagiosi per gli altri? È una domanda piuttosto importante per la quale la comunità scientifica non ha ancora una risposta chiara e definitiva. In Italia, le dichiarazioni di Ilaria Capua, direttrice dell'One Health Center of Excellence dell'università della Florida, hanno animato il dibattito tra virologi ma anche tra i non addetti ai lavori: "Chi si vaccina contro il coronavirus non si ammala ma si può infettare lo stesso e trasmettere la malattia se non porta la mascherina", aveva dichiarato ad un programma televisivo nazionale. In pratica, anche i vaccinati sarebbero costretti a continuare a portare la mascherina per evitare che il virus, inattivo per il loro organismo, possa causare problemi alle persone che non l'hanno ricevuto.
Che tipo di immunità? "Esistono pochissimi vaccini che danno immunità sterile", ha continuato la Capua. Cosa significa? Che se si incontra il virus si è completamente "impermeabili" come nel caso di quelli contro l'epatite A ed il papillomavirus umano (Hpv). Infatti, come si legge su galileonet, c'è differenza tra l'infettività del virus contenuta nel vaccino e l'infettività dovuta al contatto con il virus reale che vive nel mondo esterno. Il primo caso è estremamente improbabile, la seconda situazione è diversa e non si sa se il vaccino contro il Covid inattiverà il virus del tutto o se possa risultare infettivo per il prossimo.
"Il virus viene abbattuto"
"Quello che dice la Capua può essere vero, nel senso che questi vaccini inducono una risposta immunitaria legata agli anticorpi neutralizzanti, che è sistemica ma non è detto che proteggano anche dall'infezione", ci ha detto in esclusiva il Prof. Stefano Vella, infettivologo e docente di Salute Globale all'Università Cattolica di Roma. Anche se c'è il rischio di essere contagiosi, non è escluso che il virus "possa essere abbattuto così velocemente da ridurre anche il tempo anche di trasmissione: il virus comincia ad entrare nelle vie respiratorie ma viene abbattuto", ci dice Vella. In questo modo non avrebbe il tempo materiale per infettare nessuno. Per sapere tutto questo, però, bisognerà attendere i risultati dei trials clinici, gli unici in grado di dire "se questi vaccini impediscono sia la malattia che la trasmissione".
Ecco lo spray nasale. Accanto ai vaccini tradizionali, si stanno studiando alcuni vaccini in sviluppo per il Covid che si somministrano per vie nasali "perché si potrebbe sviluppare un'immunità mucosale, cioè locale, molto forte da impedire l'ingresso del virus, sarebbe ucciso subito appena entra, non dopo un po'", sottolinea Vella. "Dobbiamo capire se i vaccini che si stanno per dare siano in grado di dare anche una risposta immunitaria locale/mucosale oppure no. È molto importante, specialmente di questi tempi, dire non lo so".
"Mancano i dati"
Anche il Prof. Massimo Ciccozzi, Direttore dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia del Campus Bio-medico di Roma, è cauto. Alla domanda se da vaccinati saremo infettivi o no, la risposta è chiara: "Notizie certe non ce ne sono, abbiamo soltanto i report delle case farmaceutiche che l'hanno prodotto. Manca ancora un report dell'Ema (Agenzia Europea del Farmaco, ndr) che ci dica, effettivamente, cosa farà e cosa non farà questo vaccino. Non abbiamo ancora dati sufficienti". Il 29 dicembre sarà il D-day, il giorno in cui avremo una risposta sul vaccino della Pfitzer-Biontech del quale l'Italia ha già acquistato circa 20 milioni di dosi. Prima di quella data, però, la situazione rimarrà indefinita. "Bisogna affermare le cose quando sono certe e scientificamente riconosciute – sottolinea Ciccozzi al nostro giornale – potrebbe agire come un virus influenzale che si può anche prendere ma in forma così lieve che non si morirà più in questo modo. Il vaccino serve anche per non infettarsi ma bisogna vedere, io non mi pronuncerei perché senza dati dell'Ema su efficacia e tollerabilità, non farei affermazioni di questo tipo".
"Non abbiamo certezze"
Abbiamo chiesto un parere anche al Prof. Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova, che recentemente si è trovato in polemica (qui l'articolo) con la collega Ilaria Capua che, in quanto veterinaria, non sarebbe titolata per parlare di vaccini. "Ritengo che queste affermazioni non si debbano fare nè in tv nè sui giornali: da sempre, per la maggioranza, i vaccini sono in grado di ridurre o portare quasi a zero il rischio di avere una malattia, di ridurre o portare quasi a zero il rischio di una malattia grave e di ridurre anche il contagio, l'infezione: non mi infetto e non divento neanche portatore asintomatico di un virus", afferma Bassetti sulle dichiarazioni della Capua che affermava sulla contagiosità degli individui vaccinati. "Non possiamo dirlo con certezza ma mi auguro che il vaccino sia in grado non soltanto di ridurre la malattia ma ridurre anche la possibilità di contagiare qualcun'altro".
Gli studi sui macachi. Uno dei (pochi) studi condotti sul tema, pubblicato nello scorso mese di mggio, aveva mostrato che dei macachi vaccinati con il preparato di AstraZeneca erano protetti dalla polmonite causata dall'infezione da Sars-Cov-2 ma presentavano ancora un'alta carica virale nelle vie aeree superiori. Questo ci dice che potenzialmente erano ancora in grado di diffondere il virus anche senza ammalarsi. Non è un'ottima notizia ma nemmeno la peggiore rispetto a come siamo messi adesso: Stat Vincent Munster, uno degli autori dello studio, ha dichiarato che "trasformare la malattia da polmonite a raffreddore è comunque un grande passo avanti". Fosse così, chi si vaccinerà sarà al riparo dalla malattia ma l'immunità di gregge sarebbe molto difficile da raggiungere in tempi brevi. Per il momento sono soltanto supposizioni, tra poche settimane avremo sicuramente qualche risposta in più.
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