Per la prima volta attraversava l’oceano la trasmissione radio, da Zelanda all’isola di Terranova il segnale lanciato da Guglielmo Marconi copriva una distanza mai vista prima. Era il 1901, anno in cui veniva scoperto il primo bacino petrolifero in Texas e veniva assegnato per la prima volta il premio Nobel; l’alba di un nuovo secolo che avrebbe visto il mondo cambiare fra guerre, progresso e innovazione. In Italia moriva Giuseppe Verdi e nasceva Adriano Olivetti, a Omegna il 1° agosto di quell’anno un padre e un figlio rilevavano una fabbrica di posate in ferro stagnato. Il padre aveva diretto un’officina metallurgica e vedeva per il figlio un futuro da ingegnere, un uomo che, conoscendo il mestiere, sapeva quanta importanza avesse la formazione e la tecnica che si andava sviluppando in Germania, tanto da scegliere per il figlio l’Università di Mittweida, nella lontana Sassonia. Emilio era poco più che ventenne, fresco di studi, quando con il padre si imbarcò nell’avventura di un’azienda familiare, puntando anche su un brevetto tedesco che aveva portato dalla Germania. Saranno pochi i mesi in cui il figlio avrebbe avuto la spalla del padre su cui contare: Carlo Lagostina morirà da lì a breve, lasciando nelle mani del giovane ingegnere tutte le responsabilità e soprattutto l’azienda che sarebbe diventata in poco tempo leader nazionale per la produzione di posate.
Dal ferro stagnato all’acciaio inossidabile, la storia di Lagostina
Facendo ricorso a tutte le conoscenze, con fantasia e lungimiranza, Emilio Lagostina riuscì a far crescere produzione e affari, nonostante le difficoltà del primo conflitto mondiale, la riconversione per la produzione di proiettili e spolette e la crisi che ne derivò. Fu un’intuizione del nipote Massimo a portare in azienda l’acciaio inossidabile 18/8. A differenza del ferro stagnato, rendeva questa lega ferrosa più resistente alla corrosione e all’ossidazione in acqua dolce e in presenza di umidità nell’aria. Era una novità e il giovanotto aveva intuito il valore di questa lega, all’epoca padroneggiata in Nord Europa e oltreoceano: i componenti presenti insieme al ferro, con la loro capacità di passivazione, ossia di formare uno strato così sottile di ossido da essere invisibile e perfettamente aderente, riuscivano a proteggere il metallo sottostante delle aggressioni di ossigeno e agenti chimici esterni. Una rivoluzione nella lavorazione che richiese del tempo ma nel 1933, superate le prime difficoltà, permise ai Lagostina di essere i primi in Italia e fra i primi nell'intero continente a stampare tegami in acciaio inossidabile: lucidi, belli e resistenti. Nel 1934 dalla fabbrica di Omega nasceva il pentolame “Casa Mia”, esposto ancora oggi al MOMA di New York come eccellenza italiana nel design e innovazione. Non fu facile il mercato per le prime pentole in acciaio inox, i costi alti non le rendevano accessibili alle famiglie, ma piuttosto apprezzate per la loro resistenza nelle cucine di grandi comunità.
Anni di crescita che si arrestarono con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, anni in cui la fabbrica chiamata a contribuire allo sforzo bellico converte nuovamente la sua produzione in bossoli e proiettili. Quando nel 1948 Emilio Lagostina muore gli succede la moglie Adele in qualità di presidente, una donna a prendere le redini di un’azienda impegnata nella crescita grazie alla produzione dei prodotti in acciaio inossidabile. Con la ripresa dopo la guerra e il boom economico, il ferro stagnato che aveva fatto nascere l’azienda viene abbandonato, una nuova svolta si ebbe fra il ’56 e il ’57: frutto di una ricerca in collaborazione con l’Università di Battelle, viene introdotto il fondo Thermoplan che impiega una lega derivata dall’industria aeronautica permettendo al calore di diffondersi in maniera più omogenea sul fondo di pentole e tegami. Tale è il successo e tanta la presa sul mercato, che nel ’58 Lagostina avvia una campagna di rottamazione delle pentole in alluminio, pagando a peso chi portava il vecchio pentolame. Già forte della sua posizione nel mercato nazionale e internazionale, sarà il lancio di un prodotto rivoluzionario a sancire e ampliare il successo.
Dal digestore di Papin alla ‘linea’ di Cavandoli. Era un’intuizione di tre secoli prima, di quando il francese Denis Papin, matematico, medico e fisico ma anche inventore, dovette lasciare la patria nel 1680, a causa della sua fede calvinista, alla volta dell’Inghilterra. Accolto dal fisico Boyle venne introdotto alle ricerche di pneumatica: numerose invenzioni lo resero famoso, una delle quali è l’applicazione della pressione del vapore nell’azionamento delle macchine. Rientrato sul suolo natale nel 1707, quando Newton era il più noto fra gli studiosi, venne isolato dagli ambienti accademici. I suoi studi lo avevano portato a capire che il vapore, generato dal riscaldamento dell’acqua, ha volumi enormemente più grandi dell’acqua stessa, apprendendo così che se prodotto in un recipiente chiuso raggiungeva temperature ben superiori a quella dell’ebollizione dell’acqua a pressione ambiente. Partendo da questi studi mise a punto il “digestore”: un recipiente adatto al fuoco con chiusura ermetica, dotato di una valvola per lo sfiato della pressione eccessiva, per "rendere digeribile molte quantità di cibi, tra cui le carni più dure", come scriveva nel 1679 quando depositò il brevetto. Nelle intenzioni voleva dare la possibilità di estrarre nutrimento e sussistenza anche dagli scarti di macellazione, consentendo ai meno abbienti di trarre sostentamento da parti meno nobili, ma ci sarebbe voluto tempo prima che la pentola a pressione, moderno digestore, entrasse nelle cucine domestiche. Fu un’azienda tedesca a commercializzare nel ’27 le prime e una francese a brevettare un modello perfezionato, ma solo dopo la seconda guerra mondiale la diffusione divenne importante.
In Italia la pentola a pressione è sinonimo di Lagostina dal 1960, sin dal primo modello coniugava ricerca e innovazione: acciaio inox 18/10, lo speciale fondo per la diffusione omogenea del calore, coperchio flessibile, chiusura a leva e le maniglie a renderla comoda. Erano gli anni del boom economico, epoca di emancipazione femminile che portava le donne oltre il focolare: meno tempo da dedicare alla cucina, ma l’innata voglia italiana di manicaretti della tradizione. Veloce nella cottura, bella nel suo acciaio ludico, comoda da maneggiare e utile per chi non voleva rinunciare al gusto con poco tempo. “Più sapore in meno tempo” recitava lo slogan e le mamme, massaie e donne in carriera, impararono a usarla e ad apprezzarla, superano le iniziali diffidenze. Le prime mode salutistiche in cucina avvalorarono l’importanza della cottura in questa rivoluzionaria pentola a pressione grazie a studi dell’università di Bologna, ma fu il ricettario di Lisa Biondi a farla entrare in tutte le cucine. In breve tempo il modello italiano con manico a leva si diffonde in tutto il mondo, rendendo il marchio sinonimo di questa nuova rivoluzione ai fornelli, soppiantando i modelli con il coperchio a vite più scomodi e meno veloci da lavare.
La comunicazione mutava al mutare dei nuovi strumenti, aumentare il sapore diminuendo il tempo di cottura e risparmiando gas era importante, ma il vero trionfo arrivò nel 1969 con la mitica serie di Carosello in cui un buffo omino borbottone prendeva vita da una matita: la Linea di Osvaldo Cavandoli. Dal tratto di una matita tenuta in mano, il borbottone chiedeva al disegnatore di tracciare per lui oggetti di cui aveva bisogno e, evocando le note di una canzone di Natalino Otto, nasce il ritornello: “Lui cerca Lagostina. La cerca e qui la trova”. La Linea per anni emblema pubblicitario di Lagostina riscosse un tale successo da entrare nella mente di tutti gli italiani che associavano il nome dell’azienda a quello delle pentole, tanto successo che anche dopo le campagne pubblicitarie la Linea continuò a vivere nei tratti del disegnatore. In questi sessanta anni di vita più di 25 milioni di pentole a pressione Lagostina sono entrate nelle case di italiani e non, conquistando spazio sui fornelli e agevolando il modo di cucinare.
La pentola a pressione e la sua evoluzione in 60 anni. Entrata negli usi delle famiglie italiane e non solo, dal 1960 la pentola a pressione Lagostina ha accompagnato gli anni a venire aiutando la vita domestica, legando l’innovazione in cottura alle ricette della tradizione del Bel Paese. Trovando posto sui fornelli domestici ha facilitato il lavoro delle famiglie, accorciato i tempi di preparazione e aiutato a seguire regimi alimentari che mantengano sapori e proprietà nutrizionali degli alimenti, oltre a permette il risparmio energetico prima del gas e successivamente della corrente elettrica. Negli anni le innovazioni non si sono arrestate: il sistema di cottura è rimasto inalterato, ma l’introduzione di accessori e successive migliorie hanno aumentato le possibilità di cottura e implementato la sicurezza di utilizzo. Dal 2005 con l’acquisizione da parte della multinazionale francese dei piccoli elettrodomestici e del cookware, Gruppo SEB, Lagostina ha compiuto una svolta in termini di internazionalizzazione e competitività. Non è solo l’immersione, previa eventuale rosolatura, il sistema di cottura che sfrutta la potenza del vapore a pressione, anche la cottura a vapore sugli appositi cestelli a filo, la griglia da inserire per adagiare tranci di pesce o preparazioni al cartoccio; il cuocivapore per gli alimenti di piccole dimensioni e lo scodello per realizzare le preparazioni a base di uova che necessitano di maggiore delicatezza in cottura. Per festeggiare il sessantesimo compleanno dalla prima pentola a pressione interamente realizzata in Italia, a Omegna, Lagostina ha aggiunto un brevetto unico e non replicabile: LagoEasy’Up Technology, un nuovo sistema che rende più agevole l’apertura e la chiusura con una sola mano, rendendo possibile l’incastro del coperchio in ogni posizione.
Per celebrare il sesto decennio dall’inizio della produzione, è tornata in vita la Linea insieme ad Antonino Cannavacciuolo in un video con il noto spirito irriverente e borbottante: un antitutorial con lo chef che ironizza e l’Omino che lo raggiunge sul finale svelando la nuova tecnologia. Unisce passato e futuro, storia e abitudine con lo spirito che dal Carosello caratterizzava la pubblicità. Ne è passato di tempo e gli strumenti sono cambiati così, sulla scia del ricettario di Lisa Biondi che accompagnava le prime pentole a pressione, la tecnologia ha modernizzato anche questo strumento: una app con oltre cento ricette da realizzare nella pentola a pressione. Allo stesso modo, seguendo le nuove strumentazioni di cucina ma rimanendo fedeli alla vocazione, da alcuni anni le pentole a pressione sono adatte, non solo alla fiamma, ma a diverse fonti di calore come l’induzione o l’introduzione del comodo timer nel modello ClipsoMinut' Perfect che avverte con un segnale sonoro.Original Article
Commenti recenti