COVID-19 colpisce indipendentemente dal sesso ma negli uomini le probabilità di ricovero in terapia intensiva e di decesso sono estremamente superiori rispetto alle donne. E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge dalla più ampia analisi mai realizzata sulla differenza di genere nelle infezioni da Sars-Cov-2. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Nature Communications.
Più passano i mesi e più cominciano a chiarirsi molti dei dubbi relativi al così enigmatico comportamento di Sars-Cov-2. Se rimangono ancora da chiarire diversi aspetti sul perché alcune persone sviluppano una malattia blanda o addirittura non si accorgono della presenza del virus, diversi studi stanno cominciando a fare luce sul perché persone apparentemente sane sviluppano forme severe di Covid-19.
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Il ruolo dell’interferone
Nelle scorse settimane due importanti studi italiani pubblicati dalla rivista Science hanno mostrato come il 15% circa dei casi gravi di Covid-19 dipenda dalle caratteristiche genetiche dell’individuo. Sul banco degli imputati nello sviluppo delle forme più gravi di Covid-19 sembrerebbe esserci l'interferone-1, una molecola prodotta dalle cellule che ci difendono e necessaria a guidare la risposta del sistema immunitario. Gli studi, realizzati da ricercatori del Covid Human Genetic Effort (CovidHge), un consorzio internazionale di ricerca che coinvolge più di 50 centri di sequenziamento e centinaia di ospedali in tutto il mondo, hanno dimostrato che la presenza di auto-anticorpi contro l’interferone 1 e una mutazione genetica in grado di produrre una minor quantità di questa molecola costituiscano un fattore predisponente per le forme di Covid-19 più gravi.
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Rischio maggiore negli uomini
Ma accanto a questa parziale spiegazione, sempre più numerosi dati raccolti a livello nazionale indicano che le forme più severe della malattia che richiedono ricovero in terapia intensiva riguardano gli individui di sesso maschile. Non solo, è proprio negli uomini che si registra la maggior parte dei decessi. Lo studio da poco pubblicato da Nature Communications ha analizzato i dati provenienti da oltre 3 milioni di casi di positività al virus dislocati in tutto il mondo. I risultati della meta-analisi lasciano poco spazio alle interpretazioni: pur colpendo in maniera indipendente dal sesso, le probabilità di ricovero in terapia intensiva e morte per Covid-19 sono 3 volte superiori negli uomini rispetto alle donne. Un risultato in linea, seppur differente in termini quantitativi di probabilità, a quanto già osservato nel piccolo a livello Italia.
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Le donne rispondono meglio
Il sesso dunque sembrerebbe giocare un ruolo importante -al netto di altre caratteristiche che lentamente incominciamo a conoscere- nell’evoluzione della malattia. Al momento sono diverse le spiegazioni del possibile differente comportamento tra uomo e donna. Spiegazioni che però rimangono ipotesi poiché mancano ancora dati solidi. Una delle più accreditate è quella relativa al differente funzionamento del sistema immunitario. Nelle donne infatti si registra una più robusta risposta mediata dall’interferone -i due studi italiani insegnano il legame tra scarsa produzione e severità dell’infezione- e una miglior immunità “adattativa” nei confronti degli antigeni virali. Due caratteristiche peculiari delle donne che sembrerebbero contribuire ad una più efficace risposta immunitaria contro Sars-Cov-2. Efficacia che si traduce in un miglior controllo della malattia e quindi una minor probabilità di sintomi severi e decesso.
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