AGI – La governance del Recovery? Un colossale fraintendimento” ma “la struttura è necessaria”. Lo sostiene presidente del Consiglio Giuseppe Conte che in un colloquio con il Corriere della Sera dice: “Non mi spaventa il confronto tra alleati, l'importante è che la dialettica si traduca in ricchezza di idee, non in sterili polemiche”. E poi garantisce: “Sul Recovery abbiamo appena iniziato a discutere, avendo bene in mente gli obiettivi di funzionalità e semplificazione” anche perché, dice, “non c'è scritto da nessuna parte quanti dovranno essere".
"Comunque", spiega, "serve una struttura che assicuri il monitoraggio dei cantieri e il rispetto dei tempi. Tutto ciò non andrà in manovra, ma in un apposito decreto legge — proprio come chiede Renzi – Troveremo la formula giusta nella sede propria, governo e Cdm” e “il confronto sarà costante”.
Parlando invece con la Repubblica, sempre il premier avverte che nella partita in ballo non vince o perde lui, ma "vince o perde l'Italia", di fronte all'Europa, "che aveva pregiudizi verso di noi e che li sta superando".
"Ma", è il monito di Conte, "basta poco per disfare tutta la tela”. Poi il premier lancia un appello “che riguarda tutti: non possiamo permetterci che la dialettica sfoci in contrappunti e demarcazioni che ci fanno precipitare in una condizione sterile. Questo interrogarci chiassoso tra di noi, questo guardarci tra noi che diventa fine a se stesso, non ha nessun significato. Mentre i cittadini attendono che risolviamo le sfide che abbiamo di fronte”.
Conte si dice disponibile a “trattare” per salvare il governo, a sedersi al tavolo del confronto.
E in un terzo colloquio con La Stampa di Torino, dice che “ovviamente un governo può proseguire nella sua azione solo sulla base della fiducia di ciascuna forza di maggioranza. Se non c'è questa non si può andare avanti, è una banalità. Siamo una repubblica parlamentare. Certo io non mi sottraggo al confronto e al dialogo. Ne avremo quanti ne vorranno i partiti della coalizione. Non mi hanno mai spaventato”.
Sulla task force aggiunge: “Nel testo della norma non c'è scritto da nessuna parte che ci saranno 300 consulenti” e che anche se “la struttura di governance è stata concepita come molto snella, i responsabili di missione ci saranno" e “non avranno poteri espropriati dalle amministrazioni centrali o locali”.
Avranno lo staff necessario per monitorare e controllare i tempi di attuazione del piano "altrimenti sarebbe impossibile verificare lo stato di avanzamento dei progetti selezionati dal Consiglio dei ministri”. Perché conclude Conte, “parliamo di opere che avranno diffusione capillare, come asili nido, edifici scolastici, migliaia di cantieri”.
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