Asserragliato nel bunker delle proprie ossessioni, tattiche e nervose. Sempre pronto a snocciolare l’elenco delle sfortune: una volta sono le decisioni arbitrali, quella dopo gli infortuni, la prossima si vedrà. Antonio Conte non ammette responsabilità proprie di fronte a una prima volta storica: mai l’Inter era arrivata ultima in un girone delle coppe europee. Il momento nero dell'ex ct è tutto nelle rispostacce date in diretta Sky ad Anna Billò, giornalista bravissima e gentile a cui nessuno in tv s’era mai rivolto così, e a Fabio Capello, che la Champions l’ha vinta battendo in finale per 4-0 il Barcellona di Stoickov e Romario.
di
Antonio Farinola
Quel che resta
All’Inter, sbattuta fuori in una sola sera da entrambe le coppe europee, rimane il campionato. Cercare di vincerlo – magari senza nascondersi, ammettendo che è quello l’obiettivo – non è più un’opzione ma un obbligo. Lo stesso vale per la Coppa Italia. Lo esige la proprietà cinese dell’Inter, che in due stagioni ha acquistato giocatori per 290,32 milioni di euro a sostegno del progetto tecnico dell’ex ct. Una valanga di soldi, a cui si somma un monte ingaggi sempre più pesante, anche per il maxi stipendio dell’allenatore da 72 milioni di euro lordi per tre stagioni. E lo sciagurato pareggio di San Siro contro lo Shakhtar di milioni n’è costati altri: la qualificazione agli ottavi di Champions ne avrebbe portati 9,5 più uno di market pool. Averla mancata è una brutta notizia anche per gli sponsor, vecchi e nuovi, con cui il presidente Steven Zhang sta discutendo in questi mesi.
Basta scuse
Nella conferenza stampa della vigilia della partita con lo Shakhtar, Antonio Conte aveva lamentato “la difficoltà nel fare la formazione”, per i troppi giocatori in infermeria. All’atto pratico ha invece potuto schierare il miglior undici possibile. Nicolò Barella ha recuperato da un dolore alla caviglia e ha giocato una buona partita. Il solo assente di peso è stato Arturo Vidal, pupillo dell’ex ct, costato con i suoi errori 6 punti nella doppia sfida col Real Madrid. Che sia stato un danno non averlo in campo è da dimostrare. L’avversario, Luis Castro, di titolari indisponibili ne aveva cinque, più due riserve importanti. Davanti a un portiere di 19 anni ha schierato due centrali ragazzini. Eppure, prima della partita, s'era limitato a dire: “Dobbiamo dare il massimo”. Ora giocherà in Europa League al posto dell’Inter.
Il futuro
I tanti tifosi che sui social network sfogano la propria rabbia con l’hashtag #ConteOut, auspicando la cacciata dell’allenatore, probabilmente resteranno delusi: un cambio in panchina in corsa è improbabile, anche perché troppo costoso. A gennaio l’Inter, impoverita dall’eliminazione, farà un mercato d’emergenza. E dovrà risolvere la questione Eriksen, per cinque anni di fila miglior uomo assist della premier League, accolto in trionfo a Milano meno di un anno fa, e ieri sera mortificato dall’ennesima entrata in campo a cinque minuti dal novantesimo. Difficile possa restare alla Pinetina, non converrebbe a nessuno: non a lui, giocatore di classe mondiale, non all’Inter, che a ogni panchina vede deprezzare il suo cartellino. Meglio allora prestarlo fino a fine stagione, in attesa di capire cosa succederà. Il contratto di Conte scade il 30 giugno 2021, ma da qui ad allora può succedere di tutto. Compreso che l’allenatore sfoderi il fantomatico “piano B” che ieri non ha voluto svelare nel post partita, timoroso forse che qualcuno possa copiarglielo.
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