La nostra società ha un problema. O meglio, tra i tanti problemi della nostra società, uno è senz'altro la dittatura social del politicamente corretto. E non è un modo di dire. Sui social network si è formato un movimento, non troppo spontaneo, di giovani, giovanissimi e meno giovani, che vorrebbero cancellare la cultura identitaria, sradicare le tradizioni e il pensiero critico per un unico flusso a senso unico in cui si deve pensare, dire e fare solo quello che "è giusto". Per loro. E guai a criticare, a dissentire, a essere una voce fuori dal coro. Si viene additati come in una sorta di inquisizione 3.0, in cui le pietre sono i commenti lasciati nei profili social del malcapitato. Insulti, minacce e offese alla persona e a tutta la sua discendenza, anche quella futura, rigorosamente neutr*, perché il maschile della grammatica italiana è troppo cheap per loro, che preferiscono gli asterischi. L'ultima vittima del politicamente corretto è Caterina Collovati, che in tv ha avuto l'ardire di affermare che a lei non piace il cross dressing, ossia la moda politicamente correttissima di vestire gli uomini da donne e viceversa.
"Per me si tratta di menzogna, di finzione, di pagliacciata e di esibizionismo; è solo un'operazione di marketing quella di Harry Styles. Non c'entra niente l'identità sessuale, anzi, con questo fenomeno si sta svilendo la battaglia dell'identità sessuale. Io dico che ridicolizzare un maschio, come Harry Styles, mettendolo in abiti femminili è fuorviante, è un messaggio circense, mi viene in mente il pagliaccio del circo", ha detto la giornalista a Oggi mattina, il programma condotto da Adriana Volpe e Alessio Viola su Tv8. Nella dittatura degli asterischi, che rifugge anche le regole base dell'italiano che, anche da prima di Dante, indicano il maschile come genere neutro. Pochi minuti dopo aver esternato il suo pensiero, Caterina Collovati è stata fatta oggetto di una shotstorming senza precedenti. Il suo profilo è stato letteralmente preso d'assalto da ragazzine di ogni età. La sua colpa? La lesa maestà. Grazie al suo modo di porsi, che per Caterina Collovati (e non solo) è solo "un'operazione di marketing", per giunta abbastanza furbetta, Harry Styles si è accapparrato i favori della frangia politicamente corretta dei social. Il risultato? Minacce di morte, insulti e anatemi lasciati nero su bianco, spesso con profili rigorosamente senza foto e senza nome. "Vengo lì e ti brucio", "Devi morire", "Sei ferma al medioevo", sono solo alcune delle amenità scritte contro la giornalista.
"E pensare che io sono sempre in prima linea nelle battaglie per l'identità sessuale, con quelle parole non volevo attaccare nessuno ma solo dire che vestendosi in quel modo il cantante banalizza la questione con atteggiamenti clowneschi. Che un uomo debba indossare il tutù rosa o una minigonna sembra un eccesso che trasforma una faccenda seria in una pagliacciata. Un artista è libero di fare le sue scelte, ma io devo poter avere la libertà di dire che non le condivido", ha detto la moglie dell'ex calciatore Fulvio. Quella contro Caterina Collovati è un'onda di odio e di cattiveria che va avanti senza sosta da giorni. In quel mare di asterischi e di parole inglesi, spesso usate a sproposito ma che fanno tanto chic, nuotano spesso minorenni esaltati da anni e anni di messaggi fuorvianti dei social, che invece di stimolare la discussione e il pensiero critico, aizzano contro chi osa essere una voce fuori dal coro. Di capi popolo social ce ne sono tantissimi, qualcuno li chiama influencer. Sobillano i loro seguaci, li convincono che qualunque altro pensiero diverso dal loro è sbagliato e dev'essere combattuto. Espongono i dissidenti alla gogna mediatica e lasciano che vengano liberamente insultati. Evviva le Caterina Collovati del momento, che nonostante tutto esprimono il loro pensiero. Forze, grazie a loro c'è ancora la speranza di non far morire il pensiero critico.
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