ANKARA. È la storia di una città, oltre che la storia di un uomo. Mansur Yavas, il nuovo sindaco di Ankara, si è ripromesso di dare un nuovo look a questa capitale senza fascino, invasa dal cemento. Via le sculture brutte e datate e le repliche di dinosauri giganti erette dal suo predecessore, sempre pronto a dimostrare il suo zelo pro-Erdogan. Largo alle piste ciclabili, all'abbellimento dei parchi, alle energie rinnovabili e al lifting express della città sostenuto dalla democrazia partecipativa. “Questo ponte è costato 45 milioni di lire turche”, annuncia uno striscione del municipio teso al di sopra di un nastro d'asfalto tra due colline di grattacieli.
COME UN GIOVANE DISSIDENTE
Per il visitatore che ha familiarità con questa megalopoli di 5 milioni di abitanti, emersa dal deserto anatolico quando fu proclamata capitale della Repubblica da Atatürk nel 1923, prima di essere raggiunta dalla frenesia immobiliare degli islamo-conservatori dell'AKP, i cambiamenti sono evidenti. Da quando, nel marzo del 2019, è stato eletto alla guida della città, per venticinque anni dominata dal partito del presidente turco, questo sessantenne dai capelli brizzolati impone il suo marchio con l'ardore di un giovane dissidente.
Mentre i suoi rivali dell'AKP si nascondono dietro le loro guardie del corpo, lui lo si incontra da solo, a volte con la moglie senza velo, sul vialetto di un giardino. Mentre il governo, durante la prima ondata di Covid-19, ha bloccato i suoi appelli per delle donazioni a favore delle famiglie in condizioni economiche disagiate, lui raddoppia la sua creatività invitando le anime buone a pagare il conto dei più indigenti alla cassa del supermercato. Mentre i ristoranti sono costretti a chiudere a causa della pandemia, lui si assicura che i cani e i gatti di strada siano nutriti gratuitamente in modo che non muoiano di fame. Ricordiamo anche il video, diventato virale su YouTube, in cui denuncia, con nomi e cognomi, le promozioni clientelari ai tempi di Melih Gökçek, l'ex inquilino del municipio. La sequenza di dieci minuti, risalente al luglio scorso, è tratta da una delle riunioni del Consiglio comunale di Ankara, che da quando è entrato in carica sono tutte trasmesse in diretta – una pratica mai vista prima in Turchia!
LE INCHIESTE PER CORRUZIONE
“Per anni, gli interessi personali hanno avuto la precedenza sull'interesse pubblico. È ora di ridare ad Ankara il suo posto”, ha detto il nuovo eletto. Con il volto coperto dalla mascherina come prescrivono le regole, ci riceve nel suo vasto ufficio, accompagnato da numerosi giovani consiglieri poliglotti. “Prima di lasciare il municipio”, dice sottovoce uno di loro, “la vecchia amministrazione ha fatto un'accurata pulizia: sono scomparsi gli archivi, l'inventario dei beni, le auto di servizio e assieme a loro i contratti firmati con le imprese di costruzione che gravitano intorno all'AKP”. Sopra una pila di libri, una statuetta di bronzo funge da guardiano del tempio con la sua bilancia, metafora della giustizia che il sindaco, membro del partito repubblicano CHP, vuole ristabilire. “Quando sono entrato in carica, mi sono ritrovato con 2 miliardi di dollari di debiti da pagare. Si è persino scoperto che il progetto della metropolitana, incompiuto, non è mai stato pagato e ora dobbiamo sborsare 500 milioni di dollari. Fino ad oggi, abbiamo aperto circa 50 inchieste e procedimenti legali per corruzione”, dice Mansur Yavas.
L'ASTA PER LE TUBATURE IN DIRETTA
Per porre fine agli sprechi, predica la trasparenza: su sua iniziativa, un consiglio cittadino, composto da 500 organizzazioni civili, discute le proposte di progetti urbani. I bandi di gara vengono trasmessi in diretta sulle reti sociali. “L'altro giorno, 500.000 persone hanno seguito una gara d'appalto per l’acquisto di nuovi tubi per le condotte fognarie. Ve lo immaginate: 500.000 persone per delle tubature! È incredibile!”, dice sorridendo, sorpreso dalla positiva risposta degli abitanti di Ankara.
Ma il terreno è pieno di insidie: dei 25 comuni della provincia di Ankara, 19 sono ancora in mano all'AKP, pronto a bloccare le sue proposte di successo. Anche gli aiuti finanziari sono subordinati all'approvazione del governo. “Vogliamo solo che il lavoro sia fatto in modo coordinato con le altre iniziative del governo”, si giustifica Cevdet Yilmaz, vicepresidente del partito di Erdogan. La risposta dell’interessato: “Mettendo ostacoli sul nostro cammino, non fanno altro che ritardare i progetti. L'opinione pubblica non si fa più ingannare. Alla fine, l'AKP dovrà renderne conto all'opinione pubblica!”.
PER l'EMANCIPAZIONE DELLE DONNE
Mansur Yavas è uno stile. Ed è anche una visione. È la visione di un ragazzo di Beypazari, un distretto della provincia di Ankara, figlio di un venditore di giornali morto giovane di cui la madre prese subito il posto, incoraggiandolo ad andare all'università. È stata per lui una fonte di ispirazione importante: appena eletto sindaco di Beypazari nel 1999, dopo aver studiato Giurisprudenza a Istanbul, il giovane avvocato kemalista fa dell'emancipazione delle donne, confinate dietro le quattro mura di casa il suo cavallo di battaglia. Le incoraggia ad uscire di casa e a lavorare.
“Un giorno – ricorda – una donna venne a chiedermi un posto di lavoro in municipio. Suo marito era alcolista. Invece di assumerla, le proposi di mettere a frutto le sue capacità e le feci aprire una bancarella per vendere il cibo che sapeva cucinare. Oggi, gestisce un ristorante dove lavorano altre 30 donne. Dopo di lei, altre 2.000 donne hanno iniziato a vendere prodotti locali”. Una “rivoluzione”, secondo Zehra Cevik. Ex casalinga, sposata a 16 anni, poi diventata scrittrice, parla di “un prima e di un dopo Mansur Yavas”. “Per molto tempo, le donne qui sono state prigioniere delle tradizioni patriarcali. Oggi, mia figlia ha 15 anni e vuole studiare ingegneria”, prosegue, affermando di vedere in lui, fiero padre di due figlie, “un baluardo contro una regressione delle nostre libertà” sotto la pressione, spesso religiosa, dei conservatori islamici dell'AKP, al potere dal 2002.
LA RELIGIONE COME QUESTIONE PERSONALE
Per Mansur Yavas, la religione rimane una questione personale. All'ingresso del Museo vivente, un piccolo museo etnografico che ha sede nel cuore del distretto di Beypazari, l'antropologo Harun Demir ama citare questo aneddoto della campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Ankara: “Un giorno, mentre lo seguivamo per realizzare un video, gli abbiamo proposto di riprenderlo davanti a una moschea. ‘Non se ne parla nemmeno’, ci ha risposto irritato. ‘Preferisco perdere le elezioni comunali piuttosto che strumentalizzare la religione!’”. Dopo la sua vittoria nel marzo del 2019, con il 50,9 per cento dei voti contro un ex ministro dell'AKP, il giurista, appassionato di jazz e di Adamo, si astiene dal commentare la riconversione di Santa Sofia in moschea o l'avventurismo militare di Erdogan, che sogna di diventare il nuovo leader mondiale dei musulmani. “Non agisco per conto di nessun partito politico. Sono il sindaco di un'intera popolazione”, dice. E rimane attento ad evitare le polemiche e gli studi televisivi. Le ambizioni che nutre per Ankara parlano da sole: in questa capitale di una Turchia bellicosa, minata dal clientelismo e dalla corruzione, ha cercato prima di tutto il benessere dei suoi abitanti.
I SERVIZI SOCIALI
Ci dirigiamo verso il parco di Çubuk, che prende il nome dalla diga costruita a suo tempo da Atatürk. Divenuta una discarica durante l’amministrazione dell'AKP, questa vasta distesa di verde è stata da poco riaperta agli amanti del picnic. “Il suo risanamento è costato solo 6 milioni di lire turche", dice con fierezza Hasan Yalçintas, uno dei tanti volontari che lavorano con il sindaco ecologista. Siamo molto lontani dai 750 milioni di dollari sprecati da Melih Gökçek per realizzare l'enorme parco a tema sui dinosauri dentro un'antica foresta, un “massacro della natura”, dice, che si estende a perdita d'occhio ai piedi del palazzo presidenziale. Ironia della sorte, Erdogan apre ogni mattina le sue finestre sulle giostre ferme e su altre attrazioni abbandonate alle erbacce. “La genialità di Yavas sta nel fatto che ha saputo far suo anche il campo di Erdogan, facendo dei servizi sociali, chiave del successo dell'AKP nei primi anni 2000, il fulcro della sua politica”, dice un sociologo turco.
Nel tardo pomeriggio, un'insolita effervescenza anima l'ex moschea di Sincan, nel comune di Çiçektepe, dove il municipio di Ankara ha fatto installare la connessione a internet per i bambini del villaggio. “Con la chiusura delle scuole a causa del Covid, facciamo a turno per studiare online", dice Sena Nur, 12 anni. Fino ad oggi, hanno beneficiato di un accesso gratuito a internet 22.000 famiglie della provincia di Ankara. “Mansur Yavas non parla, agisce!”, dice Seyit Kurt, pensionato, alludendo alle uscite azzardate e mirabolanti del suo predecessore – come quella in cui dava la colpa dei terremoti del Paese a una cospirazione occidentale.
Ad Ankara, cala la notte. A settanta chilometri dalle torri illuminate del centro, una colonna di trattori si estende a perdita d'occhio in un grande parcheggio di Bala, un altro comune della capitale. “Sto aspettando il mio turno per ritirare i sacchi di semi di grano donati dal municipio”, spiega nella penombra Okan Yalcin, un agricoltore locale, a bordo del suo trattore John Deere. L'iniziativa, che mira a sviluppare il ricco potenziale agricolo della regione, a lungo trascurato a favore dell’edilizia e dei lavori pubblici, è particolarmente apprezzata in tempi di recessione economica. “Il municipio ci compra il raccolto invenduto. Poi lo vende a prezzo ridotto o lo distribuisce gratuitamente alle persone bisognose”, racconta con entusiasmo.
UN FUTURO NAZIONALE?
Tutte queste iniziative di successo potrebbero incoraggiare la nuova stella nascente di Ankara a candidarsi alla presidenza nel 2023… “I suoi risultati sono innegabili: in poco tempo è riuscito a fare le scelte giuste al momento giusto”, analizza il politologo Ilhan Uzgel. “È un manager prima di essere un politico”, dice Uzgel, “e questo potrebbe anche nuocergli: la gente si aspetta che un futuro capo dello Stato si pronunci sui problemi più scottanti del Paese”. Anche i suoi passati legami con gli ultra-nazionalisti del MHP potrebbero allontanare gli elettori della minoranza curda. Erdogan, tuttavia, ha buoni motivi per temerlo. Un recente sondaggio dell'istituto Akam lo mostra leggermente in svantaggio rispetto a Mansur Yavas e al suo omologo di Istanbul, Ekrem Imamoglu, estremamente popolare tra i giovani. Fedele alla sua riservatezza, il sindaco preferisce evitare qualsiasi commento. “Per il momento, la mia priorità rimane la città di Ankara”, dice, guardando la pila di fascicoli sulla sua scrivania.
(Copyright LeFigaro/Lena-Leading European Newspaper Alliance. traduzione di Luis E. Moriones)
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