(AGI) – Torino, 9 dic. – Computer portatile sulle ginocchia, berretto e sciarpa per proteggersi dal freddo e tanta voglia di stare in contatto con i suoi alunni. Questa mattina in piazza Castello a Torino, davanti alla sede della Regione Piemonte, a protestare contro la didattica a distanza c'era anche Stefano Rogliatti, insegnante in un istituto superiore e papà di Lisa, la dodicenne che con la compagna Anita, da un mese circa studia in strada per protestare contro la Dad. "Dopo tutti questi giorni passati da mia figlia Lisa, Anita e gli altri ragazzi a studiare davanti alla scuola – spiega Stefano Rogliatti all'AGI – da insegnante ho deciso di unirmi alla protesta contro la didattica a distanza".
"È una protesta simbolica – aggiunge – perché continuo normalmente a fare lezione a distanza, ma anziché stare a casa al caldo, lavoro seduto a terra qui, in piazza Castello, insieme a mia figlia e agli altri ragazzi. Lo faccio perché la questione è diventata politica e non di emergenza sanitaria". Insegnante di fotografia e cinema all'Istituto superiore Bodoni Paravia di Torino, Rogliatti ha un obiettivo: "tenere accesa l'attenzione anche sulla scuola superiore, che viene troppo spesso dimenticata".
"La Regione – afferma – non ha deciso a tempo debito, il tempo c'era per organizzarsi, per adeguare il sistema dei trasporti. Invece, siamo arrivati al punto di chiudere le scuole per risolvere il problema". "Non diciamo no a priori alla didattica a distanza – sottolinea – può essere una parte dell'insegnamento, ma non un'alternativa alle lezioni in presenza. Senza contare che anche i professori devono imparare questo nuovo metodo, nessuno ci ha insegnato. Bisogna aiutare il corpo docenti a svolgere il lavoro in modo corretto, la responsabilità non deve ricadere solo sugli insegnanti. Pochi se ne rendono conto, ma in questo modo le ore di lavoro degli insegnanti aumentano in modo esponenziale".
Da non dimenticare, secondo il papà di Lisa, il ruolo degli insegnanti: "Sono presidi reali sul territorio, stanno a contatto con gli studenti, ne captano problemi e disagi e vanno in aiuto alle famiglie". La speranza è che finita l'emergenza sanitaria, l'esperienza possa servire alla scuola del futuro. "Questa protesta simbolica – dice Rogliatti – è uno strumento per chiedere una riforma della scuola vera. Così come è impostata adesso non è attuale, va aggiornata, l'emergenza di questi mesi l'ha dimostrato molto bene. Chiediamo alle istituzioni di lavorare a testa bassa, perché la scuola deve tornare ad essere una priorità".
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