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Perché la battaglia di Joshua Wong è anche la nostra

Ci sono sentenze che condannano il colpevole per un reato. Così dovrebbe essere in uno Stato di diritto. E ci sono sentenze che hanno poco a che vedere con il reato e il suo autore. Gli attivisti di Hong Kong Agnes Chow, Ivan Lam e Joshua Wong sono stati tutti condannati nella loro patria. Chow a dieci mesi, Lam a sette mesi e Wong a tredici mesi e mezzo. La sentenza è palesemente più dura di quel che avrebbe dovuto essere in ragione dei reati – tra i quali figura, ad esempio, “l’organizzazione di una riunione non autorizzata”.
In questo caso, il tribunale non ha condannato il reato e i suoi autori, ma piuttosto gli attivisti e la loro lotta. Si tratta di una sentenza politica. L’intento è quello di tacitare tre voci importanti a favore della libertà a Hong Kong. E la corte, in quanto parte di una magistratura politicizzata e strumentalizzata, ha voluto trasmettere questo messaggio: possiamo mettere gli attivisti dietro le sbarre in qualsiasi momento; la pena non è commisurata all’entità del reato, ma unicamente a quanto a lungo la Cina vuole restare tranquilla.
Joshua Wong è un editorialista di Welt am Sonntag. La nostra redazione chiede che la sentenza che riguarda lui e gli altri due attivisti venga rivista e attenuata in misura consona all’effettiva consistenza dei reati. Chiede inoltre che Wong e i suoi due compagni ricevano un trattamento equo, sicuro e umano in prigione.
Il nostro editorialista è un giovane che ha dedicato la sua vita alla democrazia e alla libertà della sua patria. Ma non ha ambizioni da leader, non cerca deliberatamente un confronto radicale e incauto con la Cina. Lui, Chow e Lam non sono i primi, e non saranno gli ultimi, ad affrontare un processo politico inscenato dalla Cina.
Il mondo dovrebbe guardare a Hong Kong. Perché quello che accade nella nazione insulare è uno schema che rischia di essere applicato a mezzo mondo. La Cina sempre più potente esce allo scoperto, dissimula sempre meno le azioni dirette contro la separazione dei poteri, la democrazia e la libertà. Il governo di Pechino non ha remore a mandare gli Uiguri nei campi di lavoro, a sottoporre la sua popolazione a una completa sorveglianza, a soggiogare Hong Kong e a indirizzare velate minacce a Taiwan. L'interesse cinese per gli altri continenti, Europa compresa, sta crescendo. Agnes Chow, Ivan Lam e Joshua Wong meritano la nostra solidarietà, per considerazioni di principio, perché difendono la libertà, la giustizia e il diritto. Ma anche perché stanno conducendo una battaglia con la Cina che potremmo ben presto dover affrontare anche noi.
(Copyright Welt am Sonntag/Lena-Leading European Newspaper Alliance. Traduzione di Carlo Sandrelli)Original Article

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