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Malagò: “Dopo la Bielorussia ora siamo a rischio anche noi. Il Coni deve avere la sua autonomia”

Dopo le sanzioni alla Bielorussia per il Cio a rischio "siamo rimasti noi e il Sudafrica": lo ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, nel suo discorso alla cerimonia di premiazione dei concorsi letterari e giornalistici al Salone d'Onore del Coni. "Dopo 2-3 mesi di indagine il Cio ha sanzionato la Bielorussa e Lukashenko, mettendoli in condizione di non potere andare alle Olimpiadi sotto la propria bandiera, mi dispiace per gli atleti ma è un dato di fatto. Siamo rimasti noi e il Sudafrica che sta sistemando questioni politico-governative legate all'autonomia. Siamo nel caos più completo di gestione dello sport", ha sottolineato il numero uno dello sport italiano.
"Noi stiamo difendendo sotto ogni punto di vista questa eccellenza che è lo sport italiano. Non vogliamo essere persone che fanno finta che le cose non sono mutate, ma non è mai stata una riforma. Dissi chiaramente che erano quattro righe messe dentro una legge di bilancio, al momento queste quattro righe sono inapplicabili. Il governo era legittimato a scriverle, ma quelle quattro righe hanno significato una confusione completa, impossibile da spiegare, tipica testimonianza della mala gestio del legislatore e ora ci si ritrova tutti in mezzo al mare, il Governo, la neonata società (Sport e Salute), anche se è rimasta quello che era, il Dipartimento da poco costituito, il Comitato Olimpico".
Il Cio potrebbe decidere eventuali sanzioni nei confronti del Cio a gennaio, al prossimo direttivo: sinora Bach, grazie anche al lavoro diplomatico di Malagò, membro Cio, non ha calcato la mano. Ma di sicuro il tempo sta per scadere. "Una cosa è sicura, che sia tra un'ora, un mese, un anno, il Coni deve avere la sua autonomia. Non lo dice Malagò ma è sancito in modo ineludibile dalla Carta olimpica e deve avere le componenti. Se hai autonomia non puoi che scegliere con chi fare marketing, il personale e con chi affrontare le cause legali. Il Coni non è qualcosa contro lo Stato, il Coni è lo Stato, un Ente pubblico. Siamo arrivarti che da un momento all'altro la macchina si può fermare", ha messo in guardia Malagò. " Noi rimaniamo con la schiena dritta, lavorando sempre meno sul tema dello sport e sempre più con un compattamento spaventoso del nostro mondo, tranne qualche eccezione che conferma la regola, c'è grande soddisfazione per questo", ha aggiunto il presidente del Coni. Ora la parola spetta al Parlamento dopo che Spadafora non è riuscito a risolvere il nodo della governance.
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