PARIGI – “Cara signora Denise, non leggerà questa lettera”. Comincia così l'estremo omaggio che un gruppo di medici francesi ha voluto rendere a una signora di novant'anni deceduta di Covid nel marzo scorso dopo aver scelto di lasciare il suo posto in terapia intensiva a una persona più giovane. Una lettera pubblicata solo ora dal quotidiano Le Monde che ha commosso la Francia. Quando a primavera Denise arriva nel pronto soccorso dell'ospedale parigino Saint-Louis ha già “il fiato corto e tutti gli segni dell'infezione”, ricordano i medici. “Né il suo cancro quasi guarito, né l'insufficienza cardiaca, né l'età avanzata le hanno impedito di essere ammessa in rianimazione", aggiunge l'équipe medica. Denise sa che resta solo un letto in terapia intensiva. E insieme alla famiglia decide di non essere sedata e intubata.
“Voleva lasciare quel posto ai suoi figli e nipoti”, spiega con una metafora Elie Azoulay, il capo del servizio di rianimazione di Saint-Louis che firma la lettera insieme a un altro medico dell'unità e a due capi reparto di ospedali parigini. L'anziana signora ha fatto tante domande prima di decidere. Ha voluto sapere se c'erano ossigeno e respiratori sufficienti per tutti i pazienti, quali sarebbero state le conseguenze fisiche e psicologiche in caso di guarigione. E alla fine ha comunicato all’ospedale la sua decisione, in quello che nel gergo del fine vita si chiama un “consenso informato”. Il figlio della donna ha poi confermato la volontà della madre.
Anche se sul piano etico e legale non c'erano ambiguità, la scelta di Denise ha scosso il personale medico. “Per molto tempo abbiamo pensato di aver influenzato il suo atteggiamento rispondendo alle sue domande”, confidano i dottori che raccontano l’emozione di alcune infermiere fino all’ultimo combattute nel dover rispettare l’estrema scelta della paziente. “Ha prevalso la sua decisione di non occupare questo letto di rianimazione per lasciarlo ad altri – prosegue la lettera – e la sua percezione che le macchine avrebbero irragionevolmente prolungato la sua sofferenza”. Probabilmente, aggiungono i medici, il dilemma morale, condiviso con pazienti e le loro famiglie, si sarebbe posto anche nel caso di altre patologie gravi per cui si soppesano le chance di sopravvivere alle tecniche di terapia intensiva. Ma è anche vero che questo dilemma è diventato ancora più lacerante dall'inizio dell’epidemia. Molte unità di terapia intensiva hanno dovuto avviare una riflessione sui criteri di ammissione anche se le autorità sanitarie francesi negano ci sia mai stato un triage a scapito delle persone anziane.
Denise, raccontano ancora i medici, ha affrontato gli ultimi giorni con una forma di “modestia e dignità” circondata dal figlio e dai nipoti. “Non si è mai lamentata, la sua sofferenza è stata silenziosa”. Il posto in rianimazione lasciato da Denise è stato occupato da un uomo trasferito da un'altra regione in preda a convulsioni da meningite. Il ricordo di Denise continua ancora oggi ad accompagnare l'équipe medica dell'ospedale Saint-Louis nella trincea contro il Covid. “Non dimenticheremo mai la serenità e la morbidezza dei suoi grandi occhi neri” concludono Azoulay e gli altri medici nella lettera. “Non dimenticheremo mai che ci ha chiesto di andare ad occuparci dei pazienti che avevano la possibilità di farcela. Mancavano pochi giorni alla fine della sua vita, ma il suo sorriso era quello di sempre”.Original Article
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