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L”esperto spiega perché in certi casi il Mose può anche non funzionare

AGI – "Quanto accaduto nel corso dell'ultima marea a Venezia può essere ritenuto il risultato di un insieme di fattori concatenati, che erano stati considerati e condivisi con il Comune di Venezia e il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) da diversi giorni, ma l'operatività del Mose dipende dai criteri che l'attuale gestore si è dato". Lo ha spiegato all'AGI Maurizio Ferla, responsabile del Centro nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera e l'oceanografia operativa dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), commentando gli eventi che si sono succeduti a Venezia a causa dell'alta marea.

"L'ISPRA – aggiunge l'esperto – partecipa con il Consiglio nazionale delle ricerche e il Comune di Venezia a una collaborazione volta a coordinare le previsioni e le analisi anche e soprattutto in caso alte maree eccezionali. E' dal primo dicembre che giornalmente si tengono riunioni e tavoli operativi, con tutte le difficoltà dovute alle necessità di distanziamento, per gestire le previsioni della marea nella situazione emergenziale relativa al maltempo tuttora in corso. Sul sito dei tre enti erano stati infatti resi giornalmente disponibili comunicati stampa basati sull'attività di monitoraggio e sulla previsione della marea".

Nella tarda mattinata di lunedì 7 – precisa lo scienziato – era stato diramato un comunicato ove si prevedeva, per il pomeriggio dell'8, un'acqua alta intorno ai 120-130 cm con possibilità di livelli superiori in considerazione della incertezza delle previsioni meteo a quel momento disponibili. Poi, nella mattinata di ieri, "quando i nostri sistemi operativi hanno rilasciato le nuove previsioni di marea secondo le previsioni meteo aggiornate, abbiamo pubblicato le nostre curve di marea indicando per Venezia una punta massima di 140 cm prevista intorno alle 15.40. Ed in effetti la punta massima osservata è stata poi di 139 cm alle 16.35, cioè solo sfasata in ritardo di poco meno di un'ora".

Il dirigente aggiunge che, a quel che si sa, il Consorzio Venezia Nuova, che non si interfaccia direttamente con ISPRA, attualmente gestisce il Modulo sperimentale elettromeccanico (MOSE), il sistema di dighe mobili collocate alle bocche di porto della laguna di Venezia, avvalendosi di un proprio centro previsionale ove convergono dati, previsioni e informazioni non solo ambientali, come lo stato delle onde, della marea, del vento, delle piogge, dei corsi d'acqua che sfociano in laguna e del meteo, ma anche gestionali, come ad esempio quelle legate alle attività portuali.

"Il MOSE è stato realizzato e progettato per difendere Venezia dalle acque alte superiori ai 110 centimetri – continua Ferla – ma, sulla base di quanto apprendiamo dagli organi di stampa, il Consorzio sta approntando questa fase sperimentale in modo che il meccanismo si attivi in caso di previsioni superiori ai 130 centimetri. C'è da sottolineare che tra il 5 e il 6 dicembre il MOSE è stato chiuso per circa 48 ore, difendendo Venezia da 4 picchi di marea notevoli, misurati in mare intorno ai 130 centimetri. Tutto ciò restituisce il quadro di un periodo davvero intenso da questo punto di vista". "Per i prossimi giorni non ci aspettiamo miglioramenti – conclude Ferla – anche oggi il MOSE è stato chiuso intorno alle due di notte, con una previsione di 125 cm per stamattina alle 7.30 circa. Per le prossime mattine ci aspettiamo da una serie di picchi significativi, compresi tra i 135 e i 140 centimetri".

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