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“Le zone gialle non bastano” Ora Crisanti vuole il lockdown?

"Le zone gialle? Non bastano a fermare la trasmissione". A dirlo è l'infettivologo Andrea Crisanti, consulente di Luca Zaia per l'emergenza Covid in Veneto, che ora "bacchetta il governo" per la scelta allentare le misure restrittive nella settimana antacedente al Natale. "Quando siamo in una pandemia, quello che vediamo è il risultato di un equilibrio instabile. -spiega l'esperto nel corso di un intervento al programma televisivo Accordi&Disaccordi in onda su Nove – Da un lato c'è il virus, dall'altro ci sono le misure che usiamo per contrastarlo. Il vaccino ha bisogno di tempo per avere un impatto, ci vorranno mesi per arrivare al 60-70% della popolazione vaccinata. Non sappiamo se le zone rosse sono sufficienti a bloccare la trasmissione. Di sicuro, le zone gialle non bloccano la trasmissione, lo dimostra in particolare il caso del Veneto".

Non le manda di certo a dire l'infettivologo Andrea Crisanti che, dopo aver annunciato l'imminente arrivo di una terza ondata del virus, adesso rilancia sommessamente l'ipotesi di un ennesimo lockdown. Il Natale è di là da venire ma per il virologo c'è poco da chiudere un occhio: al bando le ciance e i cenoni. "Ci vuole cinismo per pensare di divertirsi davanti a 60mila morti. – dice – Quando si discute di queste cose si lasciano indietro persone che hanno sofferto. Dovremmo mostrare un po' di solidarietà".

L'esperto commenta poi l'iniziativa Italia Chashless, il piano messo a punto dal Governo per incentivare l'uso di carte di credito, debito e app di pagamento, mediante il cosiddetto "cashback". "Hanno fatto l'app per il Cashback, – dice – potevano farla solo per chi scarica l'app Immuni. Bisogna eliminare le differenze tra le regioni in materia di tracciamento".

A fine gennaio partirà la campagna di vaccinazione. "È una sfida logistica senza precedenti, sia per dimensioni sia per il protocollo di vaccinazione. C'è una serie di operazioni non semplici, deve esserci anche la formazione delle persone che si occuperanno della vaccinazione, ogni singola somministrazione dovrà essere uguale all'altra. Anche il caricamento delle siringhe dovrà essere fatto bene: in generale, è una sfida molto più complessa", spiega Crisanti. "Il vaccino, in questa fase iniziale e considerato che è approvato in fase emergenziale, bisognerebbe aspettare prima di renderlo obbligatorio. Tra 5-6 mesi forse varrebbe la pena", afferma.

A gennaio riapriranno le scuole. Scuote la testa l'infettivologo ritenendo che il rientro possa accellerare nuovamente la trasmissione virale. "La curva sta migliorando – conclude – se le misure funzionano e le scuole non innescano il contagio, potremmo mantenere questo livello fino al vaccino. Se fossi il ministro dell'Istruzione, aprirei un distretto scolastico alla volta per vedere cosa succede in 2-3 settimane".

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