BARCELLONA. A Pirlo interessava il primo posto nel girone, certo. A Pirlo è piaciuto assai dare una lezione di calcio al Barcellona nella vuota immensità del Camp Nou, senza dubbio. Ma per Pirlo, questa vittoria ha prima di tutto un senso unico: "Deve essere un punto di partenza, non di arrivo".
Il 3-0 di Barcellona è il primo vero effetto del suo lavoro dopo una quindicina di partite girate e vuoto, o comunque di difficile comprensione per chi le guardava e forse anche per chi le giocava. Alla sedicesima è scattato qualcosa, forse perché la trasferta catalana Pirlo l'ha preparata con cura e pignoleria anche superiori a quelle che di solito dedica ai match che vengono: ci ha pensato non soltanto nei due giorni tra il derby e il decollo da Caselle, ma ci ha lavorato sopra anche prima, per settimane, con maniacale ripetitività. E questo per due ragioni. La prima: la gara d'andata è stata la peggiore giocata dalla Juve in questo scorcio di stagione (non a caso, è anche l'unica che ha perduto) e voleva capire doveva aveva sbagliato lui per primo. La seconda: percepiva che questa sfida avrebbe potuto determinare una svolta nella stagione della Juventus, con tutto il carico di fascino e significati che si portava appresso.
È andata esattamente come era stato previsto. Pirlo e i suoi collaboratori (Tudor, Baronio, Gagliardi) si sono applicati meticolosamente allo studio dei punti deboli del Barcellona (c'era l'imbarazzo della scelta, dopo tutto) e hanno preparato una formazione su misura per questa gara, tradendo per esempio l'impostazione classica del centrocampo a due prevalentemente usata finora (con rare eccezioni, tipo contro lo Spezia), ovverosia arretrando la posizione di Arthur e sguinzagliando Ramsey e McKennie (che ha fatto anche un formidabile lavoro di pressing) negli spazi vuoti che la squadra di Koeman bellamente lascia. Ma tutto è stato preparato con puntiglio: l'avanzamento di Cuadrado, la difesa più "a quattro" che mai, la vicinanza tra i reparti sia quando c'era da inseguire il risultato (difesa altissima e attaccanti che partivano da lontano) sia quando c'è stato da proteggerlo (linea difensiva al limite dell'area e centrocampisti molto vicini, in modo da ingabbiare Messi).
Juventus, Pirlo: "Successo importante per il nostro cammino"
È venuto tutto alla perfezione, la squadra ha preso entusiasmo perché s'è accorta subito che la teoria stava meravigliosamente confluendo nella pratica e la partita è diventata una spericolata discesa verso il risultato dei sogni. Bonucci ha parlato di impresa, Buffon addirittura di rivincita sulla mancata rimonta al Bernabeu nel 2018, quella del rigore dell'1-3 del madridista Ronaldo all'ultimo secondo, degli insulti più pesanti che si siano mai sentiti contro un arbitro (dal bidone di spazzatura al posto del cuore in giù) e dal "you pay" di Chiellini ai giocatori del Real. La vittoria di martedì non ha minimamente la stessa importanza di quella, però Pirlo è stato bravo a farlo credere ai suoi, che si sono buttati anima e cuore su quest'avventura, a conti fatti meravigliosa.
È per questo che alla fine Pirlo era soddisfatto non tanto per sé ("Non è una rivincita personale, non ne avevo bisogno, alle critiche ero abituato già da giocatore") quanto per i suoi giocatori, per l'effetto che questo risultato potrà avere su di loro: "Ne avevano bisogno, servirà a fargli capire che se entri in campo con questa voglia poi i valori vengono fuori. Però una partita sola non basta per cancellare tutte quelle che non abbiamo fatto bene, dobbiamo dare un seguito a questa impresa". Perché poi, in definitiva, Pirlo è convinto di una cosa: "Con questo spirito, possiamo fare qualsiasi cosa".Original Article
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