Gli effetti della distensione dei rapporti diplomatici tra Emirati Arabi e Israele cominciano a vedersi concretamente anche nello sport: è di qualche giorno fa la notizia che lo sceicco Hamad Bin Khalifa Al Nahyan – membro della famiglia al governo di Abu Dhabi – ha acquistato una partecipazione del 50% del Beitar Jerusalem, club di calcio della Premier Division israeliana, con l'impegno di investire più di 300 milioni di shekel (circa 76 milioni di euro) nei prossimi dieci anni. Non qualche spicciolo, insomma, che però non ha convinto del tutto i tifosi. Minacce nei confronti del proprietario del Beitar, Moshe Hogheg, sono apparse in alcune strade di Gerusalemme: "La guerra è iniziata" e "morte agli arabi", firmati L.F., il club degli ultras La Familia.
Ma non c'è solo calcio, anzi. Simbolicamente è ancora più significativo quel che è successo nel tennis, al torneo ITF di Dubai: qui l'organizzazione ha concesso una wild card nelle qualificazioni a una ragazzina diciassettenne, Mika Dagan Fruchtman di Raanana. La teen ager, numero 213 della classifica ITF, ha sfruttato bene la chance, entrando nel tabellone del torneo. Perché questa wild card (invito) è importante? Perché cancella il caso Shahar Peer.
Si tratta di un episodio verificatosi undici anni fa, uno dei più controversi nella storia del tennis. Accadde che il governo degli Emirati Arabi non concesse a Shahar Peer, israeliana, il visto d'ingresso per giocare il torneo di Dubai. La Peer era giocatrice nota e ne nacque un caso internazionale. Negli anni successivi le venne accordato un permesso speciale, ma vivendo in una sorta di bolla: nessun contatto con le altre giocatrici, tutti i suoi match sui campi secondari.
Ora tira aria nuova, dopo gli accordi di normalizzazione tra Emirati Arabi ed Israele, annunciati lo scorso agosto da Trump, e Mika potrebbe/dovrebbe essere la prima a trarne beneficio. Mika si allena presso la National Tennis Academy della federtennis israeliana, con l'obiettivo di promuovere la cooperazione tecnica tra i due Paesi. Tra loro Andy Ram, israeliano specialista del doppio. "Siamo entusiasti che una tennista israeliana possa giocare liberamente un torneo a Dubai" ha detto Erez Vider, ad dell'Israel Tennis and Education Centers. "Ringraziamo gli organizzatori per l'invito e siamo convinti che la presenza di Mika possa aprire una vasta gamma di possibilità, in modo da sviluppare ancora di più il tennis in Medio Oriente". Facile immagine che in futuro il centro di Ramat Hasharon ospiterà giovani aspiranti tennisti emiratini.
Un altro muro si abbatte, dunque: in realtà Emirati Arabi e Israele dialogavano già da tempo con discrezione, ma l'accordo di normalizzazione ha permesso di portare alla luce del sole i progetti. "È stata una grande emozione perché si tratta di un torneo importante, peraltro in un luogo che fino a oggi è stato problematico per gli israeliani. Ma non ho avuto preoccupazione, soltanto l'ansia di giocare" ha detto la tennista che ha come obiettivo partecipare a uno Slam junior. In fondo, perché porsi dei limiti?Original Article
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