Un vantaggio per le multinazioni e un disastro per il mercato agricolo tradizionale. È la denuncia dei piccoli coltivatori indiani che da settimane scioperano e protestano contro la riforma agraria approvata lo scorso settembre. Dopo che decine di migliaia di persone sono scese in strada scontrandosi anche violentemente con la polizia, il governo oggi discute la possibilità di emendamenti. A sostegno degli agricoltori indiani, la principale forza di opposizione, il Congresso nazionale indiano (Inc).
La riforma contestata liberalizza il mercato agricolo: gli agricoltori indiani possono vendere a chiunque a qualsiasi prezzo invece di cedere i raccolti a depositi statali a un prezzo fisso. Accade in un Paese dove il 70% delle famiglie dipende dal lavoro agricolo, impoverito negli ultimi anni dalle ricorrenti siccità. Situazione che si è ulteriormente aggravata con la pandemia. Secondo i piccoli coltivatori, le nuove regole favoriscono i grandi gruppi che ora potranno imporre i prezzi. Il sindacato chiede che venga ritirata la legge e in ultima istanza che sia stabilito almeno un prezzo minimo fisso.
"Siamo aperti agli emendamenti – ha detto un funzionario del ministero dell'Agricoltura – Ma è impensabile il ritiro completo della legge". Il governo del nazionalista Jarendra Modi è stato criticato da più parti e dall'opposizione per avere favorito con questa riforma i grandi gruppi a discapito degli agricoltori.
'How new laws will help farmers, make agri competitive' https://t.co/XVtfNsWr9t
— TOI India (@TOIIndiaNews) December 9, 2020
Il primo ministro difende l’iniziativa affermando che porterà grandi vantaggi a decine di milioni di contadini, perché promuove una maggiore circolazione dei prodotti agricoli da uno Stato all'altro e al loro interno.
Ieri decine di migliaia di persone hanno scioperato in solidarietà con il settore agricolo. In gran parte dell'India i treni non hanno viaggiato, le autostrade sono rimaste bloccate e i camionisti non hanno guidato. Allo sciopero hanno aderito decine di sindacati di varie categorie paralizzando gli stati del Punjab e dell'Haryana, e il territorio della capitale, oltre all'Odisha, e più a sud, al Telangana e all'Andhra Pradesh. A fianco delle sigle dei ferrovieri e dei trasportatori c'erano 25 partiti di opposizione, un'ampia rappresentanza delle associazioni della società civile e alcuni ordini di professionisti, tra cui quello degli avvocati presso la Corte Suprema.Original Article
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