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Il tradimento del miliardario pro Brexit: la 4×4 “britannica” si farà in Francia

LONDRA: Doveva essere l’orgoglioso 4×4 “britannico”, finanziato e sponsorizzato dal multimilionario inglese, euroscettico e brexiter di ferro Sir Jim Ratcliffe e costruito a Bridgend, nel (povero) sud del Galles. Insomma, uno dei simboli della nuova alba del Regno Unito post Brexit, in prosecuzione del mito dell’industria automobilistica forgiato e lodato dall’ex premier e Lady di Ferro Margaret Thatcher. E invece, nulla di tutto ciò. Perché il nuovo atteso fuoristrada 4×4 Grenadier, che sarà l’erede dello storico Land Rover Defender nel 2022, sarà invece costruito nientemeno che in Francia, ossia nell'Unione Europea.

È l’ennesimo cortocircuito della Brexit. Perché così hanno deciso Sir Ratcliffe, tycoon della chimica oltremanica e patrimonio personale di quasi 15 miliardi di euro, e la sua azienda Ineos Grenadier. Il nuovo 4×4 sarà assemblato dunque nella francese Hambach, vicino al confine con la Germania, dopo che la concorrente Daimler (gruppo Mercedes) stava abbandonando la fabbrica – dove al momento si producono solo le Smart ForTwo elettriche – per andare nella più conveniente Cina. Ora, però, tutto risolto, con l’arrivo nella Ue del brexiter Ratcliffe: 1200 posti di lavoro salvati e persino la Daimler rimarrà a produrre Smart. Questo perché per la Ineos dell’euroscettico Ratcliffe fabbricare in Europa al momento è più conveniente.

Ratcliffe ha smentito che questo improvviso trasferimento sia dovuto alla Brexit e alle profonde incertezze legate all’uscita del Regno Unito dalla Ue, tanto che sono ancora in corso difficoltosissimi negoziati a pochi giorni dall’uscita che potrebbe risolversi con un No Deal, un’uscita senza accordo di Londra dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche per l'economia. Ma ci sarà da credergli? Dopo l’annuncio ieri, per lui il 4×4 "britannico” aveva già cambiato definizione: “Il nuovo Grenadier combinerà il rustico stile e design britannico con il rigore ingegneristico tedesco”. Tra l’altro lo stesso Ratcliffe, qualche mese fa, aveva deciso di trasferire la sua residenza, e quindi anche il regime fiscale, nel principato di Monaco, dove pagherà tasse minime, con tanti saluti all’erario britannico post Brexit.

Ma Sir Jim Ratcliffe non è certo il primo brexiter a compiere queste capriole ideologiche. James Dyson, per esempio, 71 anni di Cromer, brexiter di ferro e uno dei più grandi imprenditori inglesi, padre degli aspirapolvere di milioni di famiglie britanniche e patrimonio netto di 5,3 miliardi di dollari, a fine 2018 aveva annunciato di voler costruire le sue nuove auto elettriche a Singapore per lanciare la sfida a Tesla di Elon Musk. Un progetto ricchissimo, pari a due miliardi di sterline (quasi 2,2 miliardi di euro) e non ci sarebbe stato poi niente di strano, se non fosse che Dyson è sempre stato uno dei più accesi sostenitori della Brexit, prima e dopo il fatidico referendum del 2016, e giustificava la sua posizione perché secondo lui l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sarebbe stato benefica per l’economia britannica, gli investimenti e i posti di lavoro: “Finalmente tornerà tutto nelle nostre mani”, gongolava. E invece, molto meglio la Singapore Valley.
Ma molti illustri sostenitori della Brexit hanno avuto comportamenti piuttosto controversi negli ultimi anni. L’ex leader dell’Ukip, Nigel Farage, di recente se ne è praticamente disinteressato (l’altro giorno sul Telegraph scriveva incredibilmente di piste ciclabili) e i suoi figli si son fatti un bel passaporto tedesco. La società del conservatore Jacob Rees-Moog ha aperto fondi di investimento in Irlanda. Un altro pasdaran euroscettico come Nigel Lawson, invece, ha pensato bene di richiedere la cittadinanza francese.

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