Matteo Bassetti è scettico e sembra contestare apertamente la bozza di distribuzione dei fondi del Recovery plan che prevede per la sanità solo il 4,6% dei 196 miliardi previsti dall'Europa per l'Italia, ovvero circa 9 miliardi.
Bassetti boccia il Recovery plan
Il direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria, intervenendo durante la trasmissione "L'aria che tira" su La7, ha affermato che "la sanità va completamente ripensata, i dati ci dicono che abbiamo retto ma peggio di altri Paesi. Dobbiamo guardare ciò che è accaduto e non dire solo che siamo bravi e belli. La componente sanitaria si è impegnata molto, ha retto, ma quando c'era bisogno di mettere più risorse. Mi aspettavo 100 miliardi e invece non c'è stato quasi nulla. Servono più medici e infermieri, più investimenti in ricerca, in assistenza".
Insomma, Bassetti sembra bocciare completamente la ridistribuzione dei fondi, almeno per quanto riguarda il suo campo, la sanità. La bozza del Piano di ripresa e resilienza, pensato con l'obiettivo di ripartire le risorse del Recovery Fund tra più settori, al momento dovrebbe prevedere che, dei 196 miliardi di euro, 74,3 vadano alla rivoluzione verde e transizione ecologica, 48,7 a digitalizzazione e innovazione, 27,7 alle infrastrutture per mobilità sostenibile, 19,2 miliardi per l'istruzione e la ricerca, 17,1 alla parità di genere e coesione sociale e per ultima, sarebbero destinati alla sanità solo 9 miliardi di euro. La cifra ha sollevato qualche dubbio, anche per il fatto che proprio il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva parlato di 68 miliardi destinati alla Sanità.
Servono investimenti profondi per la Sanità
Ospite della trasmissione Tagadà, Bassetti ha ammesso di sperare che questi numeri non siano quelli reali. E ha poi tenuto a sottolineare che, se questi numeri verranno confermati, vorrà dire che "abbiamo già dimenticato la lezione. Il nostro sistema sanitario ha bisogno di profondi investimenti sia in termini strutturali che in termini di personale. O siamo capaci di approfittare di quello che oggi ci mette a disposizione l'Europa o se poi arriverà un altro problema, anche non pandemico, saremo punto e daccapo. Io credo che un Paese che ha avuto una lezione come quella che abbiamo avuto dovrebbe imparare a investire di più in sanità e in malattie infettive".
Commenti recenti