ROMA – Un altro goal, a distanza di pochissimi giorni, per i giudici di pace. Un riconoscimento molto importante che, questa volta, arriva dalla Corte costituzionale. Che nella sentenza firmata da Stefano Petitti, ex giudice della Cassazione, riconosce ai 1.250 giudici onorari di pace il diritto al rimborso, da parte del ministero della Giustizia, delle eventuali spese di difesa qualora vengano citati dai protagonisti delle cause che hanno deciso. Esattamente come succede per i giudici ordinari.
Non è solo una questione di soldi. Anche perché è del tutto scontato che, se un giudice ordinario incorre in una causa e ottiene dallo Stato il rimborso delle spese legali, il medesimo rimborso vada riconosciuto al giudice di pace che si trova nella stessa situazione. Ma a oggi, per la legge che adesso è stata bocciata, non è così. Ma, al di là del merito, la Corte stabilisce un principio importantissimo per le toghe di pace nella parificazione di trattamento con i giudici ordinari. È lo stesso principio che il tribunale civile di Napoli ha riconosciuto il 26 novembre sul piano economico. Stabilendo che per le funzioni svolte, i giudici di pace "rientrano nella nozione di 'lavoratore' secondo il diritto europeo". E inoltre che questi giudici "hanno diritto a un trattamento economico e normativo equivalente a quello assicurato ai lavoratori comparabili che svolgono funzioni analoghe alle dipendenze del ministero della Giustizia". Ministero che viene quindi condannato "a pagare le differenze retributive". Una sentenza in coerente linea con quella di luglio della Corte di giustizia europea a cui si erano rivolti i giudici onorari. Un goal dunque adesso a loro favore.
A cui adesso se ne aggiunge un secondo. E, per giunta, in arrivo dal giudice delle leggi. Il quale, con la sentenza di Petitti, scrive che "è irragionevole riconoscere il rimborso delle spese di difesa – nei giudizi sulla responsabilità civile, penale e amministrativa – al solo giudice togato, quale dipendente di un'amministrazione statale, e non anche al giudice di pace, in quanto funzionario onorario. Considerata l'identità della funzione del giudicare e la sua primaria importanza costituzionale, anche al giudice di pace va garantita un'attività serena e imparziale, non condizionata dai rischi economici di pur infondate azioni di responsabilità".
Stiamo attenti alle parole che, venendo dalla Consulta, pesano come pietre. La Corte parla di "primaria importanza costituzionale" dei giudici di pace. Che, è d'obbligo ricordarlo, è un lavoratore di fatto a cottimo, pagato a sentenza, 50 euro con una trattenuta del 40%, costretto pure a pagarsi da solo l'avvocato se finisce in una controversia legale. Una situazione del tutto assurda, inaccettabile, platealmente incostituzionale.
La Consulta adesso, con la sentenza di Petitti, dichiara illegittimo l'articolo 18 del decreto legge n. 67 del 1997, convertito dalla legge n. 135 del 1997, "là dove non prevede che il ministero della Giustizia rimborsi al giudice di pace le spese di difesa sostenute nei giudizi di responsabilità civile, penale e amministrativa, promossi per fatti di servizio e conclusisi con provvedimento di esclusione della responsabilità" come scrive dettagliatamente il comunicato stampa della stessa Consulta. Che ovviamente dà alla sentenza il peso che merita soprattutto nella dura controversia in atto tra lo Stato e tutti i 5.500 giudici onorari.
Appena ha letto la sentenza della Corte ha reagito così Olga Rosselle Barone, la presidente del Coordinamento dei giudici onorari di pace, e lei stessa giudice di pace a Napoli: "Questa sentenza riconosce un nostro inderogabile diritto, quello a essere difesi esattamente come i colleghi ordinari. È un altro passo avanti importante dopo la sentenza del tribunale civile di Napoli sulla parificazione del trattamento economico, e di cui siamo grati alla Consulta. È giunto il momento di stabilizzare una categoria di magistrati che amministra il 60% del contenzioso nazionale e nei cui confronti lo Stato deve prendere atto di aver sbagliato. Uno Stato su cui oggi pesa la procedura d'infrazione che si aprirà per il nostro caso in Europa e che porterà a sanzioni pecuniarie altissime".
Dal 15 dicembre i giudici di pace protesteranno con uno sciopero della fame che è gia partito da Palermo e proseguiranno con le manifestazioni fuori dai palazzi di giustizia interrompendo temporaneamente le udienze, proprio com'è gia avvenuto a Milano e in altre città.
Il problema adesso è nelle mani del Guardasigilli Alfonso Bonafede che, nel programma sul Recovery Fund della giustizia, che riprende i disegni di legge già presentati in Parlamento sul processo civile e penale, prevede proprio l'utilizzo dei giudici onorari come aiuto ai colleghi ordinari per accelerare l'iter dei processi.Original Article
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