I Taliban non hanno mai tagliato i legami con Al Qaeda: non solo continuano a coltivare collegamenti operativi con la rete fondata da Osama bin Laden, ma si consultano con l’organizzazione anche durante le trattative di Doha che dovrebbero condurre a un Afghanistan stabilizzato e in pace. L’idea, che nei mesi scorsi filtrava dalla stampa afgana, viene rilanciata dal Washington Post, che ha raccolto informazioni da osservatori e delegati delle Nazioni Unite. Una conferma è attribuita ad Abdul Salam Hanafi, ex governatore insediato dai fondamentalisti che ha lasciato il gruppo nel 2001, secondo il quale “Al Qaeda ha preparato i Taliban per i colloqui”.
La connessione fra gli integralisti e Al Qaeda non è certo una sorpresa, ma è un nuovo ostacolo al processo di pace, visto che i Taliban si sono impegnati a non permettere che l’Afghanistan diventi base di partenza per nuovi attacchi terroristici in altri Paesi. Ma è difficile pensare che si possano cancellare con un tratto di penna i legami storici fra i seguaci prima del mullah Omar e oggi di suo figlio e del mullah Akhundzada. Qualche fonte dell’organizzazione integralista suggerisce che i combattenti di Al Qaeda potrebbero restare ospiti sul territorio afgano, ma senza condurre da lì attacchi. Anche questa ipotesi, però, suscita scetticismo.
Secondo il quotidiano americano, in Afghanistan la presenza qaedista è limitata a 400-600 uomini, mentre i Taliban sono da 55 mila a 85 mila: questo rimette in prospettiva ogni possibile relazione. Ma allo stesso tempo è facile vedere che Al Qaeda non rinuncia a una presenza nel Paese che a suo tempo ha ospitato e difeso Osama bin Laden e che anche nel futuro resterà “amico”. E questo vale ancora di più di fronte ai tentativi dell’Isis-Khorasan, la sezione afgana dell’organizzazione terroristica, che più volte ha attaccato i Talebani per contestarne l’egemonia della jihad violenta.
Fonti diplomatiche osservano però che fra i ranghi di Al Qaeda difficilmente si trovano “consiglieri” in grado di entrare nel merito tecnico dei suggerimenti costituzionali, e quindi di influenzare nel dettaglio legale le trattative. Va ricordato che il legame fondamentale fra la rete e il gruppo afgano passa attraverso la rete Haqqani, una formazione taliban inizialmente più violenta e non allineata sotto la “shura” di Quetta, ovvero legata a catena di comando diverse da quella fondata dal mullah Omar. Ad avere influenza netta sulla conduzione delle trattative in ogni modo sono soprattutto il Pakistan e, in modo più sfumato, il Qatar. E qualche ottimismo suscita l’idea che Islamabad, finalmente, sia arrivata a desiderare un Afghanistan “stabile” più ancora che succube.
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