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Verifica, poi la resa dei conti. Quando può saltare Conte

La crisi di governo è dietro l'angolo. Dopo giorni turbolenti sembrava essere tornato il sereno (eufemismo), con le rassicurazioni da parte di Italia Viva circa il voto decisivo in Senato circa la risoluzione della maggioranza sul Mes e sul Recovery Fund. Poi, però, il dietrofront, con la nuova "minaccia" renziana di votare contro la maggioranza giallorossa di cui fa parte.

La tensione è alta, altissima e infatti è saltato a sorpresa il Consiglio dei ministri sulla governance del Next Generation Eu che si sarebbe dovuto tenere questo pomeriggio, a partire dalle ore quindici. Troppe, ancora, le questioni irrisolte. Troppa, ancora, la distanza di veduta tra il premier Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Da un lato, l'inquilino di Palazzo Chigi non vuole fare alcun passo indietro circa la nomina dei manager (dovrebbero essere sei) che dovranno gestire i progetti previsti dal piano europei di aiuti economici; dall'altro l'ex rottamatore e i suoi parlamentari puntano i piedi e battono i pugni sul tavolo, dicendosi contrari a questa impostazione.

"Il problema non è solo la governance del Recovery, è tutto il piano. Se pensano che io stia scherzando, mi conoscono poco. Se non cambia, io mi sgancio", le dichiarazioni delle scorse ore dell'ex presidente del Consiglio, alle quali sono seguite le considerazioni della fedelissima Maria Elena Boschi: "Non abbiamo voluto dare i pieni poteri a Matteo Salvini, non li daremo neanche a Giuseppe Conte. Il governo rischia? Spero di no, ma temo di sì…". In aggiunta, come abbiamo già raccontato, le perplessità dei renziani circa i super-commissari e il ruolo dello stesso sedicente avvocato del popolo: "I poteri che verranno assegnati saranno al di sopra delle decisioni dei ministri?". Lo scontro, l'ennesimo, è in corso e chissà se e quando finirà. E questa volta l'esecutivo rischia di non trovare la quadra e di andare a sbattere.

Domani l'esame dell'aula, dove la maggioranza rischia seriamente di venire meno. Pallottoliere alla mano, il governo dovrebbe salvarsi sul filo del rasoio, incassando 159 voti favorevoli (con la maggioranza a Palazzo Madama fissata proprio a 159), anche grazie al supporto esterno delle autonomie e del gruppo misto.

In ogni caso, la crisi potrebbe essere solamente posticipata. Secondo "autorevolissime indiscrezioni parlamentari", racconta infatti Affaritaliani, Matteo Renzi è intenzionato a chiedere la verifica di governo a gennaio 2021. E chissà, fra un mese, come si presenterà l'attuale maggioranza giallorossa al crocevia del redde rationem.

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