New York – Diversità etnica contro supremazia dei civili sui militari: Joe Biden fa una scelta delicata, e irta di ostacoli, con la nomina del primo afroamericano alla guida della Difesa. Il generale 67enne Lloyd Austin ha un curriculum militare impeccabile, nessuno può contestare la sua professionalità e credibilità per la direzione del Pentagono. E' l'unico nero ad aver guidato il Central Command, il dispositivo da cui dipendono le truppe americane in Iraq, Afghanistan, Siria e Yemen, tutti i fronti caldi su cui ancora operano dei soldati Usa. In pensione dal 2016, verrebbe richiamato a servire il paese ma stavolta con un incarico civile di rango ministeriale, uno dei posti-chiave nell'esecutivo. Non è la prima volta che un generale afroamericano assume un incarico di tale rilievo: il precedente più illustre è quello di Colin Powell che fu segretario di Stato di George W. Bush. Un conto è dirigere il Dipartimento di Stato, però, altra cosa è prendere la guida della Difesa. Per tradizione gli americani sono sospettosi verso i rischi di eccessiva autonomia delle loro forze armate, preferiscono sottoporle al controllo di un'autorità civile, tant'è che per chiamare un militare a guidare quel ministero occorre votare una deroga speciale. E' accaduto nell'Amministrazione uscente quando Donald Trump nominò allo stesso incarico un altro ex-generale, Jim Mattis. Però all'epoca proprio dai ranghi del partito democratico si levarono proteste. Bisognerà che Biden raccolga una maggioranza di voti al Senato – quindi con ogni probabilità anche dai repubblicani – perché il suo prescelto possa essere confermato.
Usa, Biden sceglie Austin: per la prima volta un segretario alla Difesa afroamericano
Non sfugge il fatto che la notizia del generale Austin alla Difesa sia trapelata poche ore prima di un incontro ad alta tensione, fra Biden e la National Association for the Advancement of Colored People (Naacp), una delle più importanti organizzazioni che difendono la comunità afroamericana. Da diversi giorni il presidente eletto subisce il mugugno di varie componenti del suo partito. L'ala sinistra in particolare comincia a mostrare insofferenza per le nomine troppo legate all'establishment. I parlamentari afroamericani hanno espresso in modo esplicito il loro malcontento per quella che ritengono essere una loro sotto-rappresentazione nei ranghi del futuro esecutivo. I voti dei neri sono stati importanti per assicurare la vittoria di Biden. Ora il rischio è quello di dare l'impressione di una "lottizzazione etnica". Nessuna nomina di Biden ha la garanzia di diventare definitiva, tutti gli incarichi più importanti devono essere confermati dal Senato. Salvo una sorpresa clamorosa nelle elezioni suppletive del 5 gennaio in Georgia, dove si assegnano gli ultimi due seggi senatoriali rimasti vacanti, la maggioranza della Camera alta dovrebbe rimanere in mano ai repubblicani. Che non ratificheranno a scatola chiusa le scelte di un presidente democratico.Original Article
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