L'appuntamento è fra le otto e le otto e trenta di sera, non un minuto più tardi. La panetteria ha già pronto il pacco a sorpresa: pagato 4 euro e 99 centesimi attraverso l’app Too Good To Go, che potremmo tradurre con “Troppo buono per esser gettato”, contiene alimenti che hanno un valore tre volte maggiore. Nel nostro caso: quattro panini al latte con la mortadella, due cornetti salati con semi di papavero sempre con la mortadella, della pizza rossa e un altro pezzo con le patate. Mangiassimo così tutti i giorni, dovremmo fare molto più esercizio fisico.
Ma al di là dell’eccesso di farinacei, il messaggio è chiaro: «In Europa il cibo che viene sprecato è un terzo del totale e poco meno della metà negli Stati Uniti. È un problema enorme che bisogna risolvere al più presto», racconta Mette Lykke, 39enne danese a capo dell’app nata a Copenaghen nel 2015 e oggi presente in 14 Paesi, Italia compresa. Hanno aderito a Too Good To Go in 45mila, dei quali 6.500 in Italia, fra panettieri, alimentari, ristoranti, pasticcerie e supermercati. E i numeri continuano a crescere. Ogni giorno, ad orari diversi, offrono a prezzi scontati del 70 per cento quel che avanza. I clienti sono 20 milioni, due milioni gli italiani, e per il 2021 Likke e i suoi 650 dipendenti hanno intenzione di puntare agli Stati Uniti aggiungendo altre città oltre a New York e Boston.
A Roma, vanno per la maggiore le pizzerie al taglio, bar, pasticcerie. Pochi i supermercati, rari i ristoranti. E non è possibile scegliere quel che si desidera, la scatola è sempre a sorpresa, né avvalersi di un servizio di consegna che farebbe crescere il costo del pasto. Bisogna andare di persona e giocoforza alla fine si sceglieranno esercizi commerciali di zona o che sono sulla strada fra casa e il lavoro.
«Il prezzo è studiato in modo tale che non sia conveniente far passare delle pietanze a basso costo per degli autentici avanzi della reale produzione abituale», spiega Lykke, che prima di approdare alla guida di Too Good To Go ha cofondato e diretto Endomondo, app dedicata al fitness. «E poi in ogni caso 200 dei nostri dipendenti si dedicano esclusivamente alle segnalazioni dei clienti. Se vogliamo che le persone comincino ad avere un comportamento più responsabile rispetto agli sprechi e dunque ai consumi, dobbiamo fare in modo che il servizio sia serio, affidabile».
La app trattiene per sé poco più di un euro qualsiasi sia il prezzo della scatola offerta e buona parte delle energie dell’azienda vengono spese nel trovare nuovi negozi disposti ad aderire. «Con la pandemia è diventato ancora più chiaro a tutti quanto sia importante la produzione del cibo», conclude Lykke. «Per molti esercizi può davvero fare la differenza». Il prossimo passo, già avviato con una serie di progetti pilota, è la collaborazione con nomi del calibro di Danone, Nestlé, Unilever per offrire i prodotti prossimi alla data di scadenza direttamente ai consumatori. Non male per una app nata in Europa che all’inizio voleva solo aiutare i fornai di Copenaghen.Original Article
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