Forse il dettaglio più straordinario sta proprio nella sorpresa che ci ha colto, di fronte al Covid- 19. Non ce l’aspettavamo proprio. Eppure basterebbe dare un’occhiata ai corsi e i ricorsi della Storia per comprendere che le pandemie sono una costante tra le varie epoche. E che fin dal Medioevo, quando la scienza medica era agli albori, gli uomini hanno reagito allo stesso modo: temendo di morire anzitempo, stando lontani, preoccupandosi per l’economia, cercando capri espiatori, pregando. Lo raccontano due nuovi volumi, nati a Bologna, da poco in libreria. Da un lato c’è quello dello storico Marco Poli, “ Sei secoli di pandemie a Bologna. 1348- 1919” ( Minerva), dall’altro c’è Chiara Frugoni che, per il Mulino, ha dato alle stampe “ Paure medievali. Epidemie, prodigi, fine del tempo”, con un ricco apparato iconografico.
A Bologna il contagio dilagò per la prima volta, almeno tra quelle attestate, nel 1348, quando la peste bussò alle porte della città. «Se la popolazione invocava la Madonna e i santi Sabastiano, Rocco e Prospero spiega Poli -, già allora si tentò di contrapporre alla morte invisibile provvedimenti per limitare la diffusione del contagio». Editti e regolamenti (i nostri Dpcm e ordinanze) limitarono l’ingresso nelle città, poi si usarono le fedi di sanità, ovvero i certificati sanitari ( i tamponi), ed anche la distanza, insieme a suggerimenti per igienizzare le abitazioni. « Furono persino composte Commissioni di Sanità formate da medici e amministratori e create strutture, come i lazzaretti, deputati ad accogliere i malati » . Da allora le epidemie si sono susseguite per almeno sei secoli, portandosi via prematuramente centomila bolognesi.
«La più grave fu la peste del 1630, con 20 mila morti su 70mila abitanti – continua lo storico -. A gestirla fu chiamato il cardinale Bernardino Spada, con merito. Già allora, possiamo seguire l’andamento giorno per giorno. Non si chiamavano bollettini, ma bandi » . Vi si legge che l’ammalato era isolato da tutti, anche nel momento del funerale e della sepoltura. Ma pure che il commercio, almeno di frutta, verdura e vino, doveva restare aperto, benché a determinati orari. Dal 1855 a colpire i bolognesi arrivarono ben cinque ondate di colera, con 4mila morti in una città che non arrivava a 100 mila abitanti.
È però con la spagnola che le analogie con l’oggi si fanno più evidenti. « Va fatta una precisazione importante: c’era la guerra. Tanto che il “Resto del Carlino” usciva con delle strisce bianche per la censura. Non si potevano dare notizie troppo tragiche. C’erano già però le interviste ai medici, che allora erano Albertoni e Murri. Inoltre vennero chiuse scuole, cinema, caffè». Bologna uscì abbastanza indenne dalla prima ondata, nella primavera del 1918, ma nella seconda, da ottobre a marzo 2019, ebbe 1000 morti. Con tanto di inchiesta del Carlino sulla mancanza di chinino, l’unico rimedio, negli ospedali.
La vicinanza con la contemporaneità è evidente pure nel saggio di Frugoni che attinge alle cronache del tempo, anche con sottile ironia. « L’arrivo della peste venne vissuto con grandissima angoscia, esattamente come oggi il Covid – spiega la storica pisana – Non si sapeva da dove venisse il contagio, si presumeva dall’aria. Con reazioni uguali alle nostre, le persone fuggivano in un’altra casa in cerca di un posto sicuro. Era una società molto coesa dal punto di vista religioso e tutti pensavano al castigo divino, un’ipotesi sostenuta dalla Chiesa che organizzava processioni affollatissime che naturalmente peggioravano la situazione.
Nacque il culto dei santi Sebastiano e Rocco, quest’ultimo forse mai esistito » . Ma, soprattutto, allora, come oggi, si fece strada la teoria del complotto: gli ebrei vennero incolpati di diffondere l’epidemia volontariamente, avvelenando le acque. «Oggi quasi nessuno pensa più che Dio invii le epidemie per punire gli uomini dei loro peccati, al massimo pensiamo al virus creato in laboratorio, ma c’è un’eccezione: un pastore della Florida, Rick Wiles, secondo il quale gli ebrei che si ammalano nelle sinagoghe sono castigati per essersi opposti a Cristo».Original Article
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