Prima la lettera ai vertici del Movimento 5 Stelle con una dettagliata lista dei motivi per i quali sarebbe stato giusto non votare compatti il Mes in parlamento, non da ultimo il fatto che anche sui canali di comunicazione tutti i sostenitori remassero nella stessa direzione, poi le trattative frenetiche al fine di non far cadere il governo di Giuseppi che potrebbe significare tutti a casa, a meno di un ulteriore e già visto rimpasto.
Per i grillini sono ore concitate, come spiega su Facebook la senatrice Barbara Lezzi, tra i firmatari della missiva indirizzata ai pezzi grossi del Movimento che ha fatto tremare le fondamenta dell'esecutivo, nonostante uno stucchevole ottimismo di facciata con tanto di goccioline di sudore sulla fronte. "Ho trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta. Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l'avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto)", spiega la pentastellata sulla pagina personale. "Tutto a posto?", aggiunge ancora. "No. Il testo dovrà essere ulteriormente mediato con il resto delle forze di maggioranza".
Colpa di Gualtieri, che ha approvato "in Europa la modifica del Mes pur senza avanzamenti dell'Edis. È stato naturale per il M5S insorgere di fronte al ministro a cui dà la fiducia che tradisce con spocchia la maggioranza relativa che lo sostiene. Ci mancherebbe altro!", spiega Lezzi. "Ora si tratta di formulare una risoluzione per il Presidente Conte che è chiamato in Europa a dare il via libera alla riforma del Mes". Dunque non è la fiducia a Giuseppi nè il Mes in sè ad essere in discussione, bensì solo i modi con cui applicare il Fondo salva Stati. Per fare ciò, comunque, è stato necessario superare "sterili distinguo, posizioni tese solo a provocare o azioni esterne di chi esalta Conte in pubblico ma mira ad affossarlo. Ringrazio tutti i colleghi per questo impegno sentito e aperto di questi due giorni", aggiunge ancora la grillina.
Nel lungo post, inoltre, Lezzi attacca Marco Travaglio, colpevole di aver apostrofato lei stessa ed i colleghi firmatari della missiva con l'appellativo di "nuovi Bertinotti", con l'intento di richiamare polemicamente il momento in cui l'allora Rifondazione Comunista di Fausto Bertinotti (1996) non votò la fiducia all'esecutivo guidato da Romano Prodi. "Lei potrà darmi della Bertinotti, dell'utile idiota così come altri suoi colleghi potrà insultarmi e denigrarmi ma, dopo la fuga in avanti del Ministro Gualtieri, il Partito Democratico non potrà porre veti o distinguo. La mia linea rossa è questa e non posso cambiarla. È questione di coscienza". Contestata in modo più che comprensibile la definizione dell'"ottimo" Prodi fatta nell'articolo, la Lezzi spiega ancora: "Convengo sul non essere utili idioti ma aggiungo che non si deve essere neppure fessi. E invito tutti a riflettere che il M5S, con quasi 300 parlamentari, non dovrebbe prendere ordini".
Il Giuseppi, che da "tonante" in versione Dpcm è divenuto timoroso dopo la lettera grillina, è stato rassicurato comunque da Vito Crimi, che ha richiamato tutti all'ordine. Anche il presidente della Camera ha lanciato segnali di fumo ben chiari: "Il presidente del Consiglio ha il pieno sostegno del Movimento 5 Stelle, questo non lo ha messo in discussione nessuno al nostro interno", ha dichiarato infatti Roberto Fico a IlCorriere.
Stessi concetti su Mes ed esecutivo espressi da uno degli uomini più vicini allo stesso presidente della Camera, ovvero Giuseppe Brescia. "Il governo non è affatto a rischio. Sono certo che il M5S e la maggioranza troveranno la maturità necessaria a superare tutte le differenze e votare insieme un testo. Non ci possiamo permettere polemiche e divisioni in questa fase", ha spiegato a La Stampa il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera. "Domani voteremo una risoluzione per sostenere il presidente del Consiglio ai tavoli europei e non possiamo mancare all'appuntamento".
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