TEL AVIV – Terremoto nel Likud, il partito del premier Benjamin Netanyahu: questa sera, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta da tutti i notiziari, l’ex ministro Gideon Saar ha annunciato che lascia il Likud e si dimette dalla Knesset per creare un nuovo partito che intende sfidare Netanyahu alle prossime elezioni. Ufficialmente, non esiste ancora una data per le prossime elezioni, ma la coalizione di governo non regge da tempo e l’ipotesi è che Israele tornerà alle urne – per la quarta volta in due anni – tra marzo e giugno.
“Il Likud è la mia casa politica da sempre, ma ormai è asservito agli interessi personali del suo leader” ha detto Saar. “Non posso più appoggiare un governo guidato da Netanyahu, né fare parte di un Likud guidato da lui” ha aggiunto. “Lo affermo con grande dispiacere, in quanto per anni l’ho considerato il leader giusto e ho servito i suoi governi da ministro. Ma oggi Israele ha bisogno di unità e stabilità e Netanyahu non può fornire nessuna delle due. E’ arrivato il momento di cambiare il governo Netanyahu, il più lungo della storia del Paese”.
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di
Vincenzo Nigro
E non è mancato un attacco agli ex colleghi di partito che costituiscono il circolo dei fedelissimi a Netanyahu, tra i quali alcuni con meno anzianità di Saar all’interno del Likud: “La lealtà verso i valori e le ideali del Likud è stata sostituita da atteggiamenti che rasentano il culto della personalità verso una persona in carne ed ossa".
La mossa potrebbe essere determinante per gli assetti di una futura coalizione di governo e mira a riuscire nella missione fallita nelle ultime tre tornate elettorali dell’anno passato: creare una maggioranza senza il Likud di Netanyahu. Tutto sta a capire quanti parlamentari seguiranno Saar nel nuovo partito, che si chiamerà “Nuova Speranza”. Al momento le voci parlano di soli quattro parlamentari, ma i giochi sono ancora aperti, considerato che la campagna elettorale non è nemmeno stata annunciata. E che esiste sempre la possibilità, anche se remota, che Likud e Blu e Bianco – i due partiti che scomodamente condividono la poltrona di governo – arrivino a un compromesso sulla legge di bilancio che consenta di evitare in corner le elezioni.
Netanyahu dovrà valutare ora se lo strappo di Saar lo danneggia o favorisce: da un lato l’ex delfino va ad aggiungersi alla sempre più numerosa coalizione del “Tutto tranne Bibi”, dall’altro un nuovo partito nel centro destra rischia di rubare voti ai rivali già esistenti di Netanyahu (Bennet, Lieberman, Hauser, Lapid) e a disperdere consenso elettorale.
Dal Likud attaccano: “Saar ha deciso di abbandonare la destra e unirsi all’opposizione di Lapid e alla lunga lista di politici che hanno lasciato il Likud per poi collassare politicamente”.
Saar diventa infatti l’ultimo di una serie di leader politici di primo piano nel Likud che hanno abbandonato il partito in anni recenti per sfidare con nuove formazioni Netanyahu, di cui sono diventati i critici più feroci: Avigdor Lieberman, Naftali Bennet, Moshè Kahlon, Moshè Yaalon. Resta da vedere se questa volta, alla quarta occasione in meno di due anni, saranno capaci di unire le forze e battere Netanyahu, il premier in carica ininterrottamente dal 2009, che si accinge ad affrontare una nuova campagna elettorale mentre si sta per aprire la fase dibattimentale del processo che lo vede imputato per frode, abuso di potere e corruzione.
Saar, 53 anni, avvocato con un passato nella procura di Stato, nel 1999 era stato scelto da Netanyahu per ricoprire il ruolo di segretario di governo, una delle nomine di fiducia più prestigiose. Nel 2003 ha iniziato la carriera parlamentare, per coprire in seguito gli incarichi di ministro dell’Istruzione e della Sicurezza Interna. Tra gli esponenti del Likud più apprezzati dalla base, a lungo è stato considerato un possibile erede di Netanyahu. E forse proprio per la potenziale minaccia alla tenuta del capo di governo più longevo della storia d’Israele, Netanyahu l’ha allontanato negli anni dal suo circolo dei fedeli. La rottura era iniziata già l’anno scorso, quando Saar ha fatto quello che nessun altro aveva osato: sfidare Netanyahu alle primarie per la leadership del partito, perdendo con un dignitoso 27,5%. Nell’attuale governo Saar non ricopre nessun incarico.Original Article
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