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“Io ora mi sgancio…”. Ecco come può venire giù tutto

Le voci che si rincorrono nelle ultime ore vanno in una direzione ben precisa: Italia Viva è pronta alla rottura. Una decisione – comunque piuttosto remota – che potrebbe maturare in seguito a momenti di altissima tensione e durissimi faccia a faccia che si sono consumati all'interno del governo sulla gestione dei fondi che arriveranno dal Recovery Fund. Per Giuseppe Conte non sono affatto giorni facili, soprattutto per le scomode prese di posizione da parte della formazione guidata da Matteo Renzi. Il premier intanto pensa al "giorno nero": domani, mercoledì 9 dicembre, farà le sue comunicazioni in Parlamento alla vigilia del Consiglio europeo e presenterà la risoluzione di maggioranza su Mes e Recovery Fund.

L'accordo raggiunto all'Eurogruppo dovrà essere pertanto ratificato ma non è da escludere un incidente in Aula. È ancora in piedi il muro alzato dai grillini ribelli contro la riforma sul Meccanismo europeo di stabilità e per questo i numeri fanno tremare la maggioranza giallorossa. Anche perché il renziano Davideo Faraone non ha firmato la prima risoluzione depositata ieri in Senato. "I problemi sul Mes sono tutti dei 5 Stelle, noi diremo sicuramente sì alla risoluzione finale, quella che arriva mercoledì: non abbiamo firmato documenti al buio così come non votiamo proposte al buio su Recovery e cabina di regia", assicurano però fonti di Iv.

Lo strappo di Renzi

Il presidente del Consiglio non è visto di buon occhio né dal Partito democratico né da Italia Viva. Il motivo sta nel fatto di aver proposto la creazione di una struttura di sei supermanager – assistita dai relativi staff – a cui affidare poteri speciali per la supervisione tecnica dell'attuazione dei progetti legati al Recovery Fund. Il capo dell'esecutivo aveva aggiunto che in casi eccezionali "potranno essere chiamati a intervenire con poteri sostitutivi per evitare ritardi e perdite di risorse". La mossa di Conte tuttavia non è stata digerita da tutte le forze che lo sostengono.

Nelle scorse ore il leader di Iv si è scagliato duramente contro il premier e non ha usato giri di parole per criticare il suo operato: "Sul metodo siamo contrari. Questo modo di fare non è solo sprezzante: è sbagliato. Il futuro dell'Italia dei prossimi vent'anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi". Lo stesso Renzi, come riportato da La Repubblica, non pare intenzionato ad abbassare la testa e le sue intenzioni non lasciano presagire nulla di buono: "Il problema non è solo la governance del Recovery, è tutto il piano. Se pensano che io stia scherzando, mi conoscono poco. Se non cambia, io mi sgancio".

Conte pronto al dietrofront?

Ultimatum e guerriglie spaventano l'avvocato, che ora è pronto a rivedere le proprie posizioni per non concedere più alcun alibi alle forze di maggioranza per far saltare la sua poltrona. Sta pensando, ad esempio, di ridurre l'autonomia dei sei supermanager cancellando almeno la facoltà di agire in deroga e con poteri sostitutivi. Una strategia per cercare di ricucire i fragili rapporti con il Pd e soprattutto per prendere in braccio Renzi che sembra avviato sempre più verso la porta d'uscita per darsi alla fuga. Qualche senatore di Italia Viva sarebbe già pronto allo sgambetto e per questo Andrea Orlando, deputato del Partito democratico, si è appellato ai partiti che compongono maggioranza: "L'incidente non verrà dal Pd. Chiediamo ai nostri alleati la massima attenzione".

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