La situazione sembra essersi sbloccata. Dopo ore di durissimi scontri e pesantissime accuse, la maggioranza pare aver trovato un'intesa di massima per quanto riguarda la riforma relativa al Mes: nell'incontro dei capigruppo è stato raggiunto un accordo sulla risoluzione ("soddisfacente per tutti") che sarà presentata domani in occasione delle comunicazioni del premier Giuseppe Conte in vista del prossimo vertice in Europa. Ma non tutto è andato liscio: stando a quanto riferiscono fonti di Italia Viva, l'incontro sarebbe stato caratterizzato da una accesa discussione tra il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico.
Nel testo non viene citata la quota parte per la sanità, anche se si potrebbe far cenno in premessa o nelle conclusioni. Il presidente del Consiglio riceverà l'ok al mandato ma l'impegno sarà quello di modificare profondamente il patto di stabilità prima della sua reintroduzione. Contestualmente dovrà seguire la logica di pacchetto in Ue soprattutto sul fronte dell'Edis (il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari) e dovrà rendersi partecipe di un processo volto a superare il carattere intergovernativo dello stesso Meccanismo europeo di stabilità. Queste sono ritenute le priorità per l'Italia grazie alle quali si potrà dare vita a una nuova stagione dell'integrazione europea. "Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del Mes", si legge.
Ai giallorossi si chiede che ogni decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del fondo salva-Stati "sia assunta solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare e previa presentazione da parte del governo di un'analisi dei fabbisogni, nonché di un piano dettagliato dell'utilizzo degli eventuali finanziamenti". Intanto, come riferisce l'Adnkronos, alle 21.30 è in programma una assemblea congiunta dei gruppi pentastellati per fare il punto sulla risoluzione. A questo punto sembrano essere esclusi colpi di scena: la fronda dei grillini ribelli è destinata a rientrare e a non fare sgambetti.
Il "ricatto" dei renziani
"La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi, a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì", era stato l'affondo di Matteo Renzi poche ore fa. Parole che sapevano di un pericoloso ultimatum. Nonostante l'accordo raggiunto dai capigruppo di maggioranza sulla risoluzione di domani, al termine delle comunicazioni di Conte in prossimità del Consiglio Ue, fonti di Italia viva annunciano una strategia che questa notte non farà dormire il premier: prima di firmare il testo c'è la volontà di ascoltare le sue parole in Aula. Quindi la firma dei capigruppo renziani arriverà solamente dopo aver ascoltato l'intervento dell'avvocato. La situazione sembra essersi placata, ma gli animi si sono spenti solo apparentemente e momentaneamente. "Da oggi in poi Italia Viva non firma più nulla in bianco", ha avvertito a chiare lettere il deputato di Iv Luciano Nobili ai microfoni di Rainews24.
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