Vescovi lombardi in polemica con la ministra Azzolina. Chiedono una procedura concorsuale “non selettiva” come quelle scaturite, per tutte le altre materie d’insegnamento, tra il 2017 e il 2018 dalla Buona scuola del governo Renzi. E non vedono neppure di buon occhio la possibilità contemplata dalla legge di Bilancio del 2019 che consente al ministero dell’Istruzione di bandire entro il 31 dicembre prossimo un concorso con una quota di posti, il 50%, riservati a coloro che hanno maturano alcuni anni di servizio. Perché le curie chiedono di andare oltre la selezione con prove scritte e orali. Ma dalle stanze di viale Trastevere tutto tace: non arrivano, al momento, segnali di alcun tipo. Con una lettera rivolta ai docenti di Religione, i responsabili degli Uffici scuola delle dieci diocesi della Lombardia manifestano vicinanza ai precari che attendono un concorso da quasi vent’anni.
“Abbiamo seguito e seguiamo con molta attenzione gli sviluppi di tutta la vicenda (…) sostenuti non solo dai nostri singoli vescovi, ma anche dell’intera Conferenza episcopale lombarda”, scrivono i responsabili diocesani dei servizi (Irc) che si occupano degli insegnanti di religione cattolica. Confermando sul tema la propria posizione: “salvaguardare e valorizzare prioritariamente l’esperienza accumulata in modo continuativo da voi che, riconosciuti idonei, avete svolto almeno 36 mesi di servizio con incarico annuale. Ci attendiamo, pertanto, per l’Insegnamento della Religione cattolica – continuano – un trattamento da parte dello Stato pari a quello già attuato per tutte le altre discipline”. Con un evidente riferimento all’ultimo concorso riservato per la scuola secondaria voluto fortemente dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, anche in epoca di pandemia.
L’unico concorso per insegnanti di Religione finora bandito risale al 2004, quando al Palazzo della Minerva sedeva Mariastella Gelmini. Per parteciparvi occorrevano almeno 4 anni di servizio e l'idoneità (equiparata all'abilitazione all'insegnamento) rilasciata dall'ordinario diocesano. Coloro che avevano collezionato tre anni di servizio videro sfumare la possibilità e attendono il loro turno da 19 anni. Nel 2015, venne approvata la Buona scuola e due anni dopo, per tutte le discipline d'insegnamento, ma non per la Religione, venne organizzato un concorso riservato agli abilitati che risultò una mera formalità: prova orale e nessun punteggio minimo per essere assunti. E' proprio questo stesso tipo di concorso che chiedono da anni i vescovi al ministero. “Ci battiamo – spiega Angela Loritto, presidente del sindacato Anaps – perché venga applicata anche per gli insegnanti di Religione la normativa che prevede la possibilità di partecipare ad un concorso riservato con una sola prova orale non selettiva di carattere didattico-metodologico senza voto minimo”. Secondo l’Anaps sono circa 4mila e 300 i posti attualmente liberi da coprire, e non 15mila come dicono al ministero. Ma, dopo tanto discutere, la questione non sembra essere presente nell'agenda politica di questo governo.Original Article
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