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Ecco i quesiti dell’esame-farsa di Suarez:: “Buonasera Luis, queste le domande che le faranno”

“Buonasera Luis, ecco la lezione di oggi e il testo per l’esame. Buona domenica, ci vediamo lunedì, Stefania”. Se non fosse vera, la storia dell’esame farsa di Luis Suarez all’università degli stranieri di Perugia sarebbe un pezzo di commedia all’italiana firmata dal maestro Vanzina. E invece è vera, ha toccato alcuni pezzi cruciali delle nostre istituzioni – l’università, il Viminale – ed è appena cominciata. Come spiega, infatti, la procura di Perugia nelle 48 pagine di richiesta di misura cautelare che hanno portato all’interdizione dei vertici dell’università, un pezzo dell’inchiesta è ancora in corso. Ma, soprattutto, nel documento c’è una fotografia desolante di un pezzo d’Italia inflessibile con gli sconosciuti. E invece a disposizione di ricchi calciatori, compresi quegli uffici e i dirigenti che l’ex ministro degli Interni, Matteo Salvini, aveva voluto in ruoli chiave per mostrare la linea dura dell’Italia sul tema dell’immigrazione.

L’esame

La procura di Perugia ha ricostruito, grazie alle intercettazioni telefoniche e al sequestro dei supporti informatici, l’intero iter che ha portato all’esame di Suarez. Compreso l’esame surreale che il calciatore ha sostenuto. All’università si aspettavano tutto: “Parla italiano para amigos” rideva l’esaminatore Lorenzo Rocca la sera prima della priva con un amico. E non sbagliava. Parlava per “amigos”: era “uruguianos” e faceva il barbecue con la “famiglias”. “Una pronuncia stentata e chiaramente ispanofona caratterizzata dalle “s” in fondo alle parole” scrive la Procura.
Eppure Suarez non poteva sbagliare. L’università aveva pensato a tutto. Il 10 settembre gli viene inviato il primo file da imparare a memoria. «Benvenuto, si presenti per favore e ci parli un po' di lei».
«Abito a Barcellona, in Spagna, da sei anni. La Spagna mi piace molto, due miei figli sono nati in Spagna. Barcellona mi piace molto, sono andato in vacanza a Barcellona quando avevo 15 anni e mi è piaciuta molto. Sono sposato da 10 anni. Mia moglie si chiama Sofia ed è uruguaiana ma ha anche il passaporto italiano. Ho tre figli: una bambina si chiama Delfina, e ha 10 anni. Un bambino si chiama Benjamin e ha sette anni. L'ultimo bambino deve fare due anni e si chiama Lautaro. Ho giocato nella nazionale dell'Uruguay, in Olanda, al Liverpool in Inghilterra e poi a Barcellona in Spagna. Mi piace molto il mio lavoro di calciatore professionista. Il calcio è la mia passione. Mi piace molto stare con la mia famiglia. Gioco spesso alla Playstation».
Suarez non sa nulla ma viene preparato a tutto. Compreso al confronto tra l’Italia e il “paese di provenienza del candidato”. Ma Suarez non conosce nulla dell’Italia e dell’italiano. Quindi gli danno frasi da imparare a memoria. “Di solito in Uruguay le famiglie sono numerose. Nella mia famiglia facciamo tutto insieme. Non c'è una divisione dei compiti, tutti possono fare tutto: a me non piace fare la spesa, la spesa la fa sempre mia moglie. Dipende molto dalla famiglia e dalle persone, non sempre nel mio paese la situazione è la stessa. Dipende dalla cultura, forse in Italia c'è differenza tra Nord e Sud”.
“Lei è d’accordo sull'uguaglianza della moglie e del marito di fronte alla legge?” gli dicono che gli avrebbero chiesto. E Suarez risponde: “Io sono d'accordo, la moglie e il marito devono avere gli stessi diritti e gli stessi doveri. Devono essere uguali davanti alla legge, fare insieme tutte le cose che riguardano la famiglia. Come in Spagna”.
Surreale è la conversazione “libera” con l’esaminatore Rocca.
Rocca: «Ciao Luis come va?».
Suarez: «Ciao Lorenzo tutto bene. E tu?».
R.: «Tutto bene grazie. E tu? Come ti trovi a Perugia? E tua moglie e i tuoi figli?».
S.: «Mi trovo bene, grazie. Anche loro stanno bene, i bambini vanno a scuola. Però sono un po' preoccupato, ho molto lavoro e pochissimo tempo per stare con la famiglia. La sera torno sempre tardi e sto fuori tutto il giorno».
R.: «Lo capisco… Dovresti portarli a fare una gita. Qui vicino ci sono dei posti bellissimi da visitare».
S.: «È vero Lorenzo, è una buona idea. Mi potresti consigliare un bel posto per fare una gita con loro domenica prossima? Il tempo è ancora bello, non fa freddo, possiamo partire la mattina e rientrare a casa la sera all'ora di cena. Mia moglie e i miei figli saranno molto contenti»
E.: «Potete andare ad Assisi: è un piccola città molto vicina a Perugia, e ci sono moltissime cose da visitare».
S.: «Perfetto, allora domenica andremo ad Assisi! Grazie Lorenzo, vado subito a dirlo a mia moglie!».
Suarez non sa dov’è Assisi. La domenica non ce l’ha mai libera. In compenso ha recitato a memoria il foglio che gli era stato inviato nei giorni precedenti. Un grande attaccante. Un grande attore.Original Article

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