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È bufera sulla task force. E Bruxelles scarica Conte

Nessuna richiesta dell'Unione Europea sulla task force che dovrebbe andare a gestire in Italia fondi messi in campo per fronteggiare l'emergenza sanitaria e la crisi economica provocate dalla pandemia di Covid-19. A dirlo è la Commissione europea stessa – per bocca di Marta Wieczorek, portavoce della Commissione per gli affari economici – al termine di una giornata tesissima per la maggioranza giallorossa di Giuseppe Conte.

"La Commissione europea non ha mai dato alcuna linea guida, né formale né informale, su come organizzare la struttura politica per preparare i piani nazionali o amministrare i fondi che arriveranno all'Italia con il Recovery Fund, come parte del programma Next Generation Eu", le parole della Wieczorek. Che ha anche aggiunto: "La scelta su come organizzarsi per programmare e spendere i fondi è solo nelle mani del governo italiano.

Ecco, sono (stati) giorni difficilissimi per la tenuta dell'esecutivo Conte: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle (sono circa una quindicina, tra Montecitorio e Palazzo Madama, i pentastellati contrari sia al Mes sia al Recovery Fund) e Italia Viva. Come noto, Renzi e i suoi hanno strappato: a Iv non piace come l'esecutivo – e l'inquilino di Palazzo Chigi – pensa di gestire e spendere i soldi che arriveranno dal Next Generation Ue.

Il braccio di ferro è tutto tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte: il premier sembra aver tutta l'intenzione di tirare dritto circa la nomina dei manager che dovranno gestire i progetti previsti dal piano di aiuti economici, mentre l'ex rottamatore storce il naso e spinge per una soluzione diversa. Queste, a tal proposito, le parole dell'ex segretario Pd: "La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi, a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona. Circa il rischio di una rottura, spero proprio di no, ma temo di sì".

Dopo giorni di tira e molla, il governo ha trovato la tregua, ma non una sincera intesa: domani si voterà in Parlamento la risoluzione decisiva e salvo nuove sorprese il governo porterà a casa il "sì", seppur per una manciata di voti, specialmente in Senato, dove i numeri sono più risicati.

Ma le questioni in sospeso rimangono tante, troppe. E non a caso Renzi sembra essere intenzionato a rimandare a gennaio 2021 la resa dei conti con gli alleati e con lo stesso Conte: a inizio anno, infatti, Italia Viva potrebbe chiedere la verifica di governo. E chissà, allora, cosa potrà succedere.

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