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Bonafede, task force anti corruzione sui fondi del Recovery. Ma Italia viva protesta

Lui, il Guardasigilli Alfonso Bonafede, la battezza "Alleanza contro la corruzione". Una mega commissione di esperti al lavoro sui fondi del Recovery fund. Ma la sola idea fa protestare subito Italia viva che con Gennaro Migliore boccia l'iniziativa e dice: "C'è già l'Anac, non serve altro". Anche se proprio il presidente dell’Anac Giuseppe Busia fa parte del gruppo.
Sale sulle ferite, insomma. Nel governo c'è il terremoto sui 196 miliardi di euro del Recovery al punto da far saltare il consiglio dei ministri previsto per oggi e Bonafede già si preoccupa dei possibili utilizzi distorti e soprattutto delle mafie in agguato. Tant'è che "per impedire la dispersione e l'accaparramento criminale" già firma un decreto per lanciare quella che battezza come "una grande consultazione pubblica di esperti di diversa provenienza professionale e di varia estrazione disciplinare, con l'intento di fare il punto sull'assetto messo in campo dal nostro Paese nei settori della prevenzione e del contrasto alla corruzione".
governo

Recovery fund, è stallo. Salta il cdm previsto nel pomeriggio. Renzi: "No al piano di Conte. Rottura? Temo di si"

di

Giovanna Vitale


Insomma, Bonafede vuole verificare se, rispetto all'iniezione di fondi così cospicui nella nostra economia, ai quali si potrebbero aggiungere anche quelli del Mes, ci sono già gli strumenti legislativi adeguati per individuare e colpire le eventuali e future distorsioni.
Bonafede è sempre il ministro della legge Spazzacorrotti che, nel dicembre del 2018, ha introdotto il Daspo, cioè il divieto a vita di contrattare con la pubblica amministrazione e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per chi si macchia dei reati di peculato, concussione, corruzione propria e impropria, l'induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione degli incaricati di pubblico servizio. Ma con la Spazzacorrotti entrano in vigore anche le intercettazioni tramite la microspia Trojan inoculata nei cellulari, gli agenti sotto copertura, nonché le norme sulla trasparenza dei fondi ai partiti. Quindi parliamo di un ministro che ha una particolare sensibilità sul tema. Per cui se arrivano molti soldi pubblici le sue antenne si drizzano e vede subito la necessità di alzare la guardia dei controlli preventivi. Ma la sua maggioranza, evidentemente, non ha la sua stessa sensibilità o non condivide i suoi metodi.
Tant'è che Migliore di Iv, appena esce la notizia, entra subito in polemica e dice che è sufficiente l'azione dell'Anac, l'Autorità Anticorruzione rilanciata nel 2014 dall'ex premier Matteo Renzi, per 5 anni presieduta da Raffaele Cantone con indubbi risultati positivi e di immagine anche all'estero, dove si diffonde il "modello Italia", oggi presieduta, con molte polemiche al momento della scelta, da Giuseppe Busia, ex direttore del Garante della privacy. E tuttora con un componente in meno perché il Csm non ha ancora dato il via libera al fuori ruolo di Luca Forteleoni, ex componente dello stesso Csm, finito nel mirino delle polemiche perché al momento dell'elezione al Consiglio nel 2014 fu sponsorizzato con degli sms da Cosimo Maria Ferri, guru di Magistratura indipendente che era ed è la sua corrente. Nei fatti oggi l'Anac gode complessivamente di un minore appeal, quantomeno mediatico.
E comunque, secondo Bonafede, quella struttura evidentemente non basta. Nel momento in cui si immettono nell'economia italiana fondi così consistenti, serve un parterre di pareri e di sensibilità più ampio. Tant'è che al tavolo di questa nuova "Alleanza contro la corruzione" si dovranno raccogliere figure note del mondo politico, accademico, della magistratura, dell'Avvocatura, dell'economia. Ecco il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, il vice presidente del Csm David Ermini, lo stesso Busia dell'Anac, il presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, che proprio da ministro della Pubblica amministrazione nel 2012, con l'ex Guardasigilli Paola Severino, anche lei nell'elenco di Bonafede, ha lavorato al varo della legge Severino contro la corruzione.
Ma l'elenco di Bonafede è molto lungo. Al primo posto figura l'ex presidente della Consulta Giorgio Lattanzi, oggi presidente della Scuola superiore della magistratura, ma soprattutto fine giurista ed ex presidente della prima sezione penale della Cassazione, al vertice delle Sezioni unite, da cui arrivano le più importanti pronunce che orientano il diritto italiano soprattutto nell'applicazione delle nuove leggi. Sempre dalla Suprema corte vengono coinvolti l'attuale presidente Pietro Curzio e il procuratore generale Giovanni Salvi. Poi il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino, il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, l'ex pm di Mani pulite Piercamillo Davigo, il capo di gabinetto di via Arenula Raffaele Piccirillo, che per anni è stato il capo della delegazione italiana presso il Greco, il Gruppo di Stati contro la corruzione del Consiglio d'Europa. Nell'elenco di Bonafede figurano anche Maria Masi, la presidente in carica del Consiglio Nazionale Forense, Marco D'Alberti, professore ordinario di diritto amministrativo alla Sapienza, Francesco Palazzo e Gabrio Forti, docenti rispettivamente a Firenze e Milano.
L'obiettivo è nelle parole stesse di Bonafede quando dice che vuole lanciare "una grande consultazione per fare il punto sull'assetto messo in campo dal nostro Paese nei settori della prevenzione e del contrasto alla corruzione dalla legge Severino in poi, nella consapevolezza che partiamo da una normativa validissima riconosciuta anche a livello internazionale". Aggiunge che nessuno sarà pagato per questo, ma la consultazione è del tutto gratuita.
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