ALGHERO – Il verde cupo dei ginepri secolari e di alcuni pini ha lasciato spazio alla terra rossa, nuda. Attorno all'hotel Capo caccia, sulla costa di Alghero, un ettaro di macchia mediterranea è stato raso al suolo da uomini e motoseghe: probabilmente al lavoro anche al buio, senza nessuna autorizzazione. Difficile, se non impossibile ottenere un simile via libera: perché l'area protetta rientra infatti nel parco naturale di Porto Conte, tutelata da vincolo paesaggistico e vicina a una zona di protezione speciale e un sito di importanza comunitaria. Il blitz del Corpo forestale nella Baia delle Ninfee è scattato a titolo preventivo, per evitare che lo scempio si allargasse ulteriormente in brevissimo tempo. I forestali – coordinati dal comandante dell'ispettorato di Sassari, Giancarlo Muntoni – hanno sequestrato l'intera estensione dell'ex ginepreto vista mare e denunciato la società proprietaria, mentre ancora non si conosce la ditta esecutrice.
Le alterne vicende dell'hotel di 007. L'albergo a quattro stelle – con centocinquanta camere, ristorante, giardini e piscina – era già al centro di lunghe vicende giudiziarie. Appena un anno fa, nel 2019, era stato acquistato all'asta per circa tre milioni e 200mila euro da una cordata veneta con a capo Francesco Biasion, uno dei proprietari del Condominio Eurotel Capocaccia, altra struttura residenziale vicina. Si tratta degli attuali proprietari che dovranno ora rispondere del reato ambientale. L'hotel Capo Caccia era stato messo in vendita dal Tribunale di Sassari nel 2015, dopo il fallimento della Capo Caccia Resort Srl; diverse le aste andate deserte. In passato lo stesso albergo era stato il simbolo del turismo internazionale nella Riviera del Corallo: scelto anche come set cinematografico. Nell'area di Capo Caccia fu infatti girata una scena del decimo film della saga di 007 "La spia che mi amava" del 1977, con James Bond interpretato da Roger Moore. Tra le recensioni online alcuni ospiti lodano, oltre ai vecchi fasti e il mare, proprio la collocazione ambientale e quei ginepri ora spariti.
L'indignazione social e la protesta. Il colpo d'occhio tra il prima e il dopo suscita indignazione, soprattutto sui social. E c'è chi si chiede come sia possibile che nessuno si sia accorto dei tagli in un'area a tutela massima. Tra tutti la sigla indipendentista Liberu (Lìberos Rispetados Uguales) che rilancia con un post su Facebook: "Non possiamo più tollerare che, ancora una volta, delle cordate di imprenditori arrivino in Sardegna per assaltare indisturbati le sue coste e le sue inestimabili bellezze! Noi lo riteniamo un atto di arroganza insopportabile che non possiamo far passare sotto silenzio". E organizza una protesta sul posto per cui si chiama a raccolta: "Tutte le realtà che hanno a cuore la tutela delle bellezze naturali dell'isola". L'appuntamento è per domenica 13 dicembre alle 11, Località Capo Caccia, parcheggi Grotte di Nettuno.
Il Piano casa e il timore del cemento in arrivo. Il caso dei ginepri arriva in un periodo di allerta e tensione per le iniziative urbanistiche, soprattutto legislative. Nell'immediato orizzonte c'è il Piano casa che la maggioranza di centrodestra intende approvare entro l'anno. Un testo già al centro di una dura battaglia delle opposizioni di centrosinistra, M5s e degli ambientalisti: previsti incrementi volumetrici per case e alberghi nella fascia tutelata dei trecento metri dal mare, nonché la possibilità di costruire in campagna con un lotto di appena un ettaro o il recupero di scantinati. I bonus volumetrici valgono appunto anche per gli hotel datati, in virtù dell'emergenza Covid considerata strutturale: hall e spazi più ampi servirebbero a distanziare ospiti, secondo le norme anticontagio.
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