ROMA – Il 5G – la tecnologia delle meraviglie, la rete che dovrebbe collegare a Internet milioni di macchine, dai frigoriferi alle automobili – sta partendo a scartamento ridotto.
Mentre circolano sempre più smartphone 5G e prime proposte di abbonamento ai servizi, il Garante delle Comunicazioni avverte che la strada verso il futuro resta molto in salita.
Gli operatori della telefonia e di Internet – scrive l'AgCom – "hanno cominciato ad attivare" una versione del 5G "non autonoma", che dunque non riesce ancora a camminare sulle proprie gambe, anzi. Al momento, il 5G conosce una "stretta dipendenza dalle reti 4G esistenti". Le reti di trasmissione 4G sono quelle della precedente generazione, già attive dal 2012.
Precisa ancora l'AgCom che questi operatori stanno installando le antenne 5G in due soli binari dell'etere: sono le "bande pioniere a 3700 MHz e 26 GHz". In questo modo, è vero, si arriverà "a un aumento della potenza disponibile". Ma resta il fatto che il 5G "si appoggia agli apparati esistenti del 4G e alla suo core network. Pertanto, i dispositivi abilitati al 5G sfrutteranno solo in parte la nuova rete, facendo uso però in larghissima misura delle caratteristiche del 4G". In larghissima misura, proprio così.
L'analisi dell'AgCom non è astratta. Il Garante lancia una consultazione pubblica – aperta ai contributi di tutti – con un occhio ai diritti di trasmissione che le società sportive (soprattutto quelle calcistiche) vendono a caro prezzo alle televisioni, gratuite e a pagamento.
Alla fine di questa consultazione, il Garante deciderà se il 5G potrà essere qualificato come una tecnologia "emergente", capace di assicurare una "discontinuità" rispetto al passato in termini di qualità del servizio offerto agli utenti. Una posizione definitiva non c'è ancora. Al momento, però, il Garante è orientato a non promuovere il 5G, viste le sue limitate prestazioni.
Le simulazioni di laboratorio ci hanno fatto vedere lo smartphone dei sogni e anche il calcio dei sogni. Grazie al 5G, in teoria, il tifoso può vedere la partita in diretta con una qualità eccellente. E, alla prima decisione arbitrale contestata, attivare un suo personale Var, un replay fatto su misura per il suo cellulare, così da valutare l'azione con i propri occhi.
Tutto questo arriverà certo, ma soltanto in futuro. Al momento i livelli del 5G italiano "non costituiscono fattori abilitanti per l’offerta di servizi e contenuti audiovisivi in modalità live". Niente sport dal vivo e niente Var personalizzato, dunque, almeno per il momento.
La posizione che il Garante prenderà sul tema avrà un impatto nell'asta per i diritti televisivi della Serie A di calcio, per il triennio 2021-2024. Il 13 gennaio del 2020, la Tim ha scritto al Garante lasciando intendere che si prepara a fare un'offerta per trasmettere il calcio in 5G.
Ora, se il Garante promuovesse il 5G come tecnologia "emergente", la Tim avrebbe accesso a una serie di agevolazioni proprio perché utilizzerà una modalità di trasmissione innovativa. Le agevolazioni sono previste dal Decreto Melandri – il numero 9 del 2008 – che incoraggia le aziende a proporre lo sport in forme sempre più avanzate.
Ma le speranze di Tim e degli altri operatori della telefonia e di Internet rischiano di andare deluse. Nessun premio o aiuto nella corsa ai diritti di trasmissione se il Garante confermerà il suo orientamento. Se cioè il Garante dovesse bocciare l'attuale 5G per la sua dipendenza dal 4G, per il suo andamento lento.Original Article
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