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Sul Mes si tratta nel Movimento 5 stelle. Ma posizioni ancora lontane

AGI – Si è tenuta una riunione dei capigruppo M5s che si sono trovati con i presidenti di commissione e con il capo di gabinetto del presidente Giuseppe Conte in una call protrattasi fino al tardo pomeriggio. Sul Mes si lavora a una mediazione che dovrebbe essere quella di subordinare il via libera alla riforma del Fondo Salva Stati al rispetto della logica di pacchetto delle altre misure in Ue.

Le posizioni, comunque, all'interno del Movimento, si apprende, restano distanti. C'è infatti ancora chi pensa di presentare un'alternativa alla risoluzione di maggioranza che depositata dopo le comunicazioni del premier, Giuseppe Conte, mercoledì, e che ritiene di non dover firmare soltanto una parte dell'intero pacchetto di misure.

La nuova linea, dettata dai vertici del M5s, è sottolineare che la riforma è cosa ben diversa dall'uso dei fondi del Mes per la sanità. Un uso a cui il Movimento resta contrario, diversamente dagli alleati della maggioranza, Pd e Italia viva. Il tema è quanti, tra i pentastellati, si esprimeranno, nel voto di mercoledì in modo difforme rispetto alla risoluzione della maggioranza.

Il capo politico Vito Crimi ha rassicurato per il secondo giorno consecutivo gli alleati, dicendosi "convinto" che la "maggioranza avrà i voti". Chi si esprimerà contro la risoluzione "non andrà contro il capo politico ma contro il gruppo" parlamentare, ha avvertito. I dissidenti – 17 senatori e 52 deputati – sono usciti allo scoperto nei giorni scorsi facendosi promotori di una lettera ai vertici del Movimento.

Nel partito si attendono che molti di loro rientreranno nei ranghi. Ma è ancora caos, con minacce di espulsioni o quantomeno rappresaglie reciproche. E non è ancora escluso che i 'ribelli' non si facciano promotori di una risoluzione diversa. Intervenendo a 'Mezz'ora in piu'', Crimi ha già annunciato che probabilmente la stesura della risoluzione richiederà anche tutta la giornata di domani. "La risoluzione ideale, per me, sarebbe che un testo che dice che questo Parlamento non utilizzerà il Mes", ha aggiunto. In ogni modo, "qualunque risoluzione è superabile", ha continuato, lasciando intendere che non è fondamentale sancire nero su bianco la contrarietà all'utilizzo del Mes.

"Perché io ho una certezza – ha sottolineato -: questo Parlamento è contrario all'utilizzo del Mes". "Noi siamo contrari all'utilizzo del Mes", strumento "obsoleto e non adeguato, come il presidente Conte ha più volte rappresentato. Questa riforma cerca di cambiare il Mes. A noi questa riforma non piace – ha ammesso -, ma, mentre a dicembre 2019 potevamo permetterci di fare questo ragionamento, dopo un anno, con la crisi pandemica, dobbiamo guardare avanti". "In quest'anno l'Ue ha dimostrato di mettere in campo strumenti nuovi. Questa riforma è un modo per chiudere un capitolo e per parlare di futuro. Oggi dobbiamo guardare avanti".

Intanto dal Pd sono arrivati avvertimenti categorici. "So che i capi politici del Movimento, Di Maio e Crimi, stanno lavorando responsabilmente per recuperare il dissenso interno. Io voglio dire chiaramente che questa prova non ha un appello", ha scandito il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio. "Il Pd è entrato in coalizione per modificare la collocazione dell'Italia e recuperare appieno la sua vocazione europeista. Se ci fosse uno stop sul percorso che noi riteniamo fondamentale e che tanti benefici ha portato al Paese, ecco, se ci fosse un ritorno al Conte uno, allora è evidente che non avrebbe più senso portare avanti questa esperienza", ha aggiunto.

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