Quattro, forse cinque, massimo sei. È il pomeriggio dell'ennesima giornata di vertici e mediazioni quando comincia a sgonfiarsi la bolla dei ribelli grillini decisi a votare contro il governo sulla riforma del Mes. Il pallottoliere già in serata presenta numeri meno pericolosi, con circa sei senatori decisi ad andare avanti comunque, non seguendo le indicazioni del gruppo. Allarme parzialmente rientrato, soprattutto alla luce del fatto che la lettera contro il Mes era stata firmata da sedici senatori e quarantadue deputati.
Il risultato di un lavorìo ai fianchi della dissidenza che si è intensificato subito dopo la fine del collegamento Zoom della difficile assemblea congiunta di venerdì sera. A un certo punto si era fatta concreta la paura di una quota non gestibile di defezioni al Senato nel voto previsto mercoledì. Ed ecco gli avvertimenti dello stato maggiore. Prima, attraverso alcuni retroscena, filtra la minaccia di espellere dal M5s chiunque abbia intenzione di votare no alla riforma del Mes. Quindi arrivano spifferi di una trattativa incagliata sul futuro ruolo di Davide Casaleggio, considerato dai governisti il regista della sommossa degli ultimi giorni.
La trattativa entra nel vivo a partire dalla mattinata, in una riunione in video-conferenza a cui prendono parte i capigruppo M5s di Camera e Senato e i presidenti di commissione grillini a Montecitorio e Palazzo Madama. Uno dei partecipanti alla call racconta l'atmosfera al Giornale: "Adesso stiamo riprendendo in mano la situazione, stiamo cercando di appianare le divergenze, tanto qualcuno lo perdiamo perché ci sono delle posizioni troppo estreme e quelli li perdiamo, quella lettera era una follia". Cinque, sei voti contrari al massimo, quindi. E qualcuno potrebbe non partecipare al voto. Tra i senatori più propensi per il no ci sono Nicola Morra, Barbara Lezzi, Mattia Crucioli, Bianca Granato, Fabrizio Trentacoste. Insistono su una consultazione-lampo su Rousseau, ipotesi al momento bocciata dal gruppo dirigente del M5s.
Ospite a Mezz'ora in più su Rai3, il reggente Vito Crimi ribadisce la linea. "Siamo contrari al Mes", spiega e aggiunge: "A noi questa riforma non piace". Poi precisa: "Oggi dobbiamo guardare avanti. Questa riforma è un modo per chiudere il capitolo, chi va contro questa risoluzione non va contro una decisione del capo politico ma di tutto il gruppo parlamentare". Infine il nodo Casaleggio. La partenza del corso e-learning di Rousseau dedicato al Mes, con il deputato vicino al guru Raphael Raduzzi a fare da docente, è sembrata a Di Maio e soci l'ennesima provocazione. Ma se ne riparlerà dopo il voto di mercoledì.
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