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Recovery Plan, 74 miliardi alla rivoluzione verde. Conte conferma la cabina di regia dei manager. Resta il no di Renzi

ROMA – Ammontano a 196 miliardi le risorse che, secondo la bozza del Recovery Plan visionata dall'Ansa, il governo metterà per le sei macro-aree del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, finanziato dal Recovery Fund europeo. Alla digitalizzazione e innovazione saranno destinati 48,7 miliardi, all'area "rivoluzione verde e transizione ecologica" andranno 74,3 miliardi, al settore Infrastrutture per una mobilità sostenibile 27,7 miliardi. Il capitolo "istruzione e ricerca" può contare su 19,2 miliardi, quello sulla Parità di genere su 17,1 miliardi, secondo la bozza. L'area sanità, infine, conterà su 9 miliardi.
Sul testo non c'è ancora il via libera del Consiglio dei ministri. Nella riunione in corso, la ministra renziana Teresa Bellanova si è spina a definire la bozza "opaca e incostituzionale". Una nuova riunione del Consiglio dei ministri potrebbe tenersi mercoledì.

Le 17 aree di intervento

La bozza del Recovery individua anche 17 cluster. Sono aree di intervento più specifiche. Il cluster "più ricco" è quello dell' "Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici", del capitolo Rivoluzione verde, che può contare su 40,1 miliardi.
Al secondo posto i progetti relativi a "Innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e internazionalizzazione", del capitolo Digitalizzazione", alla quale dovrebbero essere destinati 35,5 miliardi. E' di 23,6 miliardi, invece, il pacchetto di risorse sui cui potrà contare il cluster "Alta velocità di rete e comunicazione stradale 4.0". Poco più di dieci miliardi saranno dirottati sui progetti di Potenziamento della didattico e diritto allo studio mentre nel capitolo "Sanità" 4,8 miliardi dovrebbero andare al cluster "Assistenza di prossimità e telemedicina" e 4,2 ai progetti per Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria.
"Sull'attuazione del Recovery Plan vigilerà con compiti di indirizzo, coordinamento e controllo un Comitato esecutivo" composto da presidente del Consiglio e ministri dell'Economia e dello Sviluppo economico. Quest Comitato "indirizza e coordina" i responsabili di missione, "esamina ogni questione formulata dai singoli Ministri" con "facoltà di invitarli alle riunioni". I ministri "esercitano in modo pieno le proprie ordinarie competenze e possono in ogni momento aprire una fase di confronto".
Il Comitato riferisce alle Camere ogni tre mesi.

Supermanager con poteri sostitutivi

La bozza parla anche dei "responsabili" di missione in ciascun settore interessato" con "responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano, la costante verifica" del "cronoprogramma nonché il compito di adoperarsi, anche attraverso l'attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell'intervento programmato".
La bozza non indica il numero di questi supermanager (si è parlato di 6). Avranno in ogni caso compiti di "impulso e coordinamento operativo", "vigilanza e monitoraggio" "segnalazione e pubblicazione" di ritardi e inerzie su cui potranno agire con "poteri sostitutivi".

Così coinvolte le categorie produttive

La bozza prevede anche il varo di un "Comitato di responsabilità sociale, composto da rappresentanti delle categorie produttive, del sistema dell'università e della ricerca" per seguire l'attuazione e dare "pareri e suggerimenti". "I membri del comitato sono scelti tra personalità di alto profilo istituzionale e scientifico e di notoria indipendenza" e potranno dare "consulenze" su "specifiche problematiche" e "segnalare collaborativamente "ogni profilo ritenuto rilevante per la realizzazione del Plan".

Palazzo Chigi: piano chiaro, coraggioso e condiviso

Scrive Giuseppe Conte nella bozza del Recovery Plan: "Per uscire da questa crisi e per portare l'Italia sulla frontiera dello sviluppo europeo e mondiale occorrono un progetto chiaro, condiviso e coraggioso per il futuro del Paese, che permetta all'Italia di ripartire rimuovendo gli ostacoli che l'hanno frenata durante l'ultimo ventennio. Che Paese vorremmo tra dieci anni? Da questa domanda è partita la riflessione del Governo. Dietro al ritardo italiano ci sono problemi strutturali noti, ma mai affrontati con sufficiente determinazione. Questo è il momento di farlo".
Ancora Conte: "Per l'Italia in particolare, oltre a recuperare il terreno perduto con la crisi pandemica, si tratta di voltare pagina rispetto al passato. Non possiamo permetterci di ritornare allo status quo precedente a questa crisi. L'Italia da oltre 20 anni fatica a tenere il passo delle altre economie avanzate. Il nostro Paese da tempo sconta tassi di crescita del prodotto e della produttività significativamente inferiori a quelli delle altre maggiori economie avanzate e insufficienti per garantire un miglioramento significativo del benessere dei suoi cittadini".
"Vogliamo un Paese moderno, innovativo dotato di una pubblica amministrazione efficiente e moderna, in cui possano operare imprese innovative e sempre più competitive, un Paese con infrastrutture sicure, tecnologicamente all'avanguardia, che sfruttino tutte le potenzialità offerte dalla rivoluzione digitale", scrive ancora il capo del governo.

"Un investimento nella bellezza"

Il Piano del governo ha una forte impronta verde. Si propone di "migliorare la qualità dell'aria nei centri urbani, favorire l'economia circolare, mitigare i rischi di dissesto idrogeologico e ripulire le acque interne e marine. Questi interventi saranno anche un investimento nella bellezza del nostro Paese, nei suoi borghi, nei suoi edifici storici, nelle aree verdi urbane e nella salvaguardia del territorio e delle foreste".

Renzi: "Conte si fermi. Basta metodi sprezzanti: un'altra task force sul Recovery è inutile"

di

Concetto Vecchio


Italia Viva: no a strutture parallele

"Ad una prima sommaria lettura la bozza sulla governance del Recovery inviata ai ministri stanotte appare opaca e presenta profili di incostituzionalità. Non abbiamo alcun bisogno di strutture parallele, che esautorano Ministri, Ministeri e Parlamento, accentrando e spostando altrove il cuore del processo, decisivo per l'Italia dei prossimi 10 anni". Cosi' su Facebook la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova.
"Non possiamo consegnare ad altri – puntualizza – scelti non si sa come, le chiavi di casa. Oltretutto venendo meno in questo modo a uno degli obiettivi propri del Recovery: la riforma e il rinnovamento della pubblica amministrazione. Un obiettivo da cui non è possibile prescindere, che deciderà anche della qualità e capacità del Paese di affrontare le sfide che si aprono e che invece qui viene assolutamente trascurato e ignorato"Original Article

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