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Palermo, morire di droga a 30 anni. Storia di Noemi che si è persa nei vicoli dove si spaccia crack

Noemi Ocello aveva 32 anni e sabato non voleva morire, quando era bambina aveva perso suo padre per la droga, proprio un 5 dicembre come l'altro giorno. Ha ingerito una dose doppia di metadone solo perché stava attraversando una forte crisi di astinenza, ha raccontato alla polizia un amico che ogni tanto andava a trovarla in quel tugurio di Discesa delle capre. Noemi non voleva tornare a drogarsi. Era ricaduta nel tunnel qualche mese fa, dopo avere conosciuto un ragazzo, tossicodipendente: “Si era innamorata di lui e voleva salvarlo – racconta Nino Rocca, da quarant’anni volontario nei vicoli di Palermo – ma si era persa”.
Un giorno, un’ambulanza del 118 aveva soccorso Noemi, il medico voleva ricoverarla: “Il suo cuore è molto indebolito”, le disse. Ma Noemi si rifiutò di andare in ospedale. Non voleva lasciare solo il ragazzo che amava. Giovedì, l’ennesima crisi. E la telefonata d’aiuto: “L’ho accompagnata al Sert – racconta Nino Rocca – dove le hanno dato il metadone. Ma avrebbe avuto bisogno di altro”. Nino è amareggiato: “Da tre anni la sostenevo. L’avevo anche accompagnata a Trapani, alla comunità di recupero Saman. Avevo soprattutto provato a mettere in collegamento le strutture che si erano occupate di lei: l’Asp e i servizi sociali. Ma la verità è che sempre mancato un progetto per questa giovane che viveva un disagio interiore forte, ma aveva una grande voglia di fare”.

Discesa delle capre

Noemi era andata via da casa alcuni anni fa, lasciando i suoi affetti più cari, chissà perchè. Da qualche tempo, non voleva più dormire nei centri di accoglienza, con i pochi soldi del reddito di cittadinanza aveva iniziato a risistemare il vecchio pub abbandonato di Discesa delle capre, un vicolo di via dei Candelai, il cuore della movida. Noemi, ex studentessa del liceo artistico, andava in giro per Palermo e con il suo cellulare fotografava la vita che scorre: persone, quasi sempre di spalle, e scorci dai contorni indefiniti, così vedeva la città. Noemi amava le poesie di Neruda, una in particolare, che aveva trascritto sul suo profilo Facebook: “Ora lasciatemi in pace. Ora, abituatevi alla mia assenza. Io chiuderò gli occhi e dirò solo cinque cose, cinque radici preferite. Una è l’amore senza fine”. Noemi aveva un cuore grande, si prendeva cura delle persone più sole di lei. “Un giorno – racconta Nino Rocca – mi sottopose il caso di una donna ghanese che andava in giro con una bambola, dicendo che era sua figlia e che doveva occuparsi di lei”. Noemi scattava ancora una foto di Palermo e scriveva: “La solitudine è per pochi… capirla è altrettanto difficile… ci si abitua e la si deve conservare gelosamente”.

Uno scatto di Noemi, in un mercato

Qualche giorno fa, un commerciante di via Candelai l’ha vista mentre camminava in via Maqueda, con un panino in mano: “Aveva lo sguardo perso nel vuoto – racconta – ha girato l’angolo ed è scomparsa nel suo vicolo”. Qui, qualche anno fa, venne raccolto un altro morto per overdose. All’epoca andava forte l’eroina, adesso è il crack che sta consumando i ragazzi di Palermo. Allora come oggi l’unica cosa a cui aggrapparsi all’ingresso di questo vicolo diventato un tunnel infernale è una piccola edicola votiva con l’immagine di Santa Rosalia, la patrona della città.

Un'altra foto di Noemi, davanti al Teatro Massimo

“Ma qui la gente continua a non farsi domande”, ripete il commerciante di via Candelai, che 25 anni fa arrivò a Palermo dallo Sri Lanka. “Perché non si fa domande?”
Sabato pomeriggio, in Discesa delle capre sono corsi i ragazzi dell’Investigativa del commissariato Centro, che ogni giorno provano a fermare gli spacciatori. E’ arrivato anche il sostituto procuratore Federica Paiola, che poi ha disposto l’autopsia. Perché non restino ombre su quanto accaduto. Adesso, nella porta del tugurio dove abitava Noemi ci sono un catenaccio e un cartello che informa: “Locale sottoposto a sequestro penale”. In una domenica pomeriggio di pioggia, suonano come un pesante atto d’accusa. Nei confronti di tutti quelli che sono arrivati troppo tardi in questo vicolo maledetto. Spunta un ragazzotto che non si preoccupa di ripararsi dalla pioggia mentre cammina a passo veloce e canticchia: “Soldi, ho tanti soldi”. E fa cenno a due giovani di aspettarlo in via Candelai. Ha tutta l’aria di essere uno spacciatore.

Via Maqueda vista da Noemi

Dove si è persa Noemi? E quando? “Come lei ci sono tanti altri ragazzi che Palermo non vede”, dice Nino Rocca, che continua ad andare in giro per i vicoli della città vecchia con la sua bicicletta.

Noemi Ocello

Su Facebook Noemi sorride ancora. Aveva trascritto anche il finale della poesia di Neruda: “Ma perché chiedo silenzio non crediate che io muoia, mi accade tutto il contrario, succede che sto per vivere… Lasciatemi solo con il giorno. Chiedo il permesso di nascere”.
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