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Legionella, per la procura di Bari il Policlinico poteva essere sanificato anche senza lo sgombero del padiglione Chini

Secondo la Procura di Bari il padiglione Chini del Policlinico di Bari poteva essere sanificato, per abbattere la carica di legionella presente nella rete idrica, senza disporne lo sgombero. Lo dimostrerebbe un documento, depositato al gip Giuseppe De Benedictis in occasione dell’interrogatorio del responsabile dell’Area tecnica, Claudio Forte, relativo ad una procedura seguita nell’ospedale “Citta della salute e della scienza” di Torino. Nella struttura piemontese era stata riscontrata una presenza di legionella in valori pericolosi e, per combatterla, è stato installato un sistema di disinfezione che utilizza la monoclorammina, cioè il disinfettante che il consulente della Procura di Bari, Nicola Doniselli, ha indicato come miglior prodotto per abbattere la carica batterica.

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di

Chiara Spagnolo


Nel caso torinese non c’è stata necessità di sospendere le attività. L’obiettivo perseguito dalla Procura, è quindi dimostrare che le scelte effettuate dai vertici del Policlinico (ultima delle quali la dismissione delle degenze dei reparti del padiglione Chini) sono sbagliate e si giustificherebbe l’adozione della misura di sospensione richiesta e sulla quale deve pronunciarsi il gip De Benedictis. Al suo cospetto, il 4 dicembre, sono comparsi il direttore generale Giovanni Migliore, la direttrice sanitaria Matilde Carlucci e quella amministrativa Tiziana Di Matteo, che si sono difesi dalle accuse di omissione di atti d’ufficio e morte come conseguenza di altro reato, in relazione alle quali è stata chiesta la loro sospensione. Oggi è stato invece interrogato Claudio Forte, assistito dagli avvocati Francesco Paolo Sisto (dello studio FPS) e Maurizio Forte.

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L’ingegnere ha depositato documentazione per dimostrare che l’Area tecnica, in tema di legionella, ha fatto tutto ciò che gli è stato indicato dai vertici aziendali e che non è nelle sue possibilità prendere decisioni su quali interventi devono essere effettuati né svolgere monitoraggi. Il quinto indagato, il vicedirettore sanitario Giuseppe Calabrese, sarà interrogato nei prossimi giorni. Restano, intanto, sotto sequestro con facoltà d’uso i padiglioni Chini e Asclepios, nei quali sono stati ricoverati quattro pazienti, che – tra giugno 2018 e agosto 2020 – sono morti per legionella.Original Article

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