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Legge sui lobbisti, nasce una coalizione di associazioni per spingere l’approvazione

ROMA – Una super lobby per spingere verso l'approvazione una legge che disciplini la presenza dei lobbysti nel mondo della politica. A partire dal Parlamento, il luogo dove materialmente le leggi vengono approvate. L'iniziativa, presetanta oggi alla Camera si chiama Lobbying4Change e raccoglie 14 organizzazioni della società civile che chiedono di accelerare l’iter di approvazione della legge sul lobbying in discussione nella Commissione Affari Costituzionali. di Montecitorio. Il gruppo raccoglie Altroconsumo, Associazione Antigone, Calciosociale, Cittadinanza Attiva, Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili, Cittadini per l'aria, Ciwf Italia, Equo Garantito, Fondazione Etica, Isde – Associazione Medici per l'Ambiente, Lipu- Lega Italiana Protezione Uccelli, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, Slow Food Italia e The Good Lobby, l'associazione che ha promosso la coalizione. Sul sito di The Good Lobby c'è anche una petizione online che ha già raccolto 11 mila firme.
I nomi rimandano ad associazioni note e meno note tutte impegnate nella difesa dei diritti dei cittadini, dei consumatori, degli animali.Come spiega Federico Anghelé direttore di The Good Lobby: Siamo 14 organizzazioni – dice – dai profili, dalle storie, dalle esperienze molto diverse, ma accomunate dalla battaglia per decisioni pubbliche più trasparenti e inclusive, che tengano conto anche del parere e del punto di vista di chi come noi, pur difendendo i diritti dei consumatori, la salute, l’ambiente, i diritti civili, la sostenibilità, e più in generale l’interesse pubblico e il bene comune, viene troppo spesso escluso dal dibattito politico. Alla Camera l’iter delle proposte di legge è avviato e i testi presentati da esponenti delle maggioranza sono più che soddisfacenti. Se non ora, quando?", domanda Anghelè.
Una domanda più che lecita visto che la Commissione Affari costituzionale della Camera discute da un anno esatto di tre proposte di legge presentate dall'ex ministra dem Marianna Madia, dal grillino Francesco Silvestri e dalla renziana Silvia Fregolent. Le presentazioni delle proposte hanno lunghezze diverse, accenti diversi, approcci diversi. Ma fanno tutti riferimento alle iniziative europee in maniera di trasparenza, alle iniziative messe in campo da diversi ministeri italiani e da alcuni regioni. E, la Madia, no, citano,anche il registro dei rappresentanti di interessi istituito dalla Camera dei deputati nel 2017, durante la presidenza di Laura Boldrini.
Un esperimento che non si può dire che abbia dati risultati soddisfacenti. In primo luogo perché Palazzo Madama non ha seguito Montecitorio. E poi perché questo registro non è facilmente consultabile. E quando ci si riesce molto spesso i dati forniti dai lobbysti sono fumosi e non utilizzabili. Dovrebbero anche dichiarare perché frequentano Montecitorio e chi contattano. Ma spesso sulle schede si legge solo che sono nel palazzo per parlare con i deputati.
Unione europea

Recovery Fund, Orlando: "Ora servono obiettivi chiari e una legge sulle lobby"


Una vaghezza che sa di presa in giro. Al punto che ad un primo vero controllo di queste dichiarazioni, all'inizio del 2019, il presidente Roberto Fico hanno mostrato il cartellino rosso e giallo ad alcuni dei 233 lobbysti registrati. Cinque sono stati sospesi dall'accesso alla Camera per tutta la legislatura, altri a tempo. E, viste le recente polemiche sui rapporti fra Roberto Casaleggio, il Movimento Cinque Stelle e la Philipp Morris che produce sigarette tradizioni ed elettroniche, suscita un certo interesse che fra gli espulsi ci siano anche lobbysti del settore: Ovale Italia e la Imperial Tobacco Italia
Dunque poco trasparenza su obiettivi e contatti con la politica. Le neonata coalizione di Lobbying4Change denuncia proprio questa opacità che finisce per colpire le associazioni che difendono i più deboli. "La pandemia ha evidenziato quanto sia urgente regolamentare il lobbying e renderlo più partecipato. Lo confermano i dati dello studioInterest Representation during the Coronavirus Crisis, condotto dalle Università di Amsterdam, Copenhagen e dal Trinity College di Dublino, intervistando 1.443 gruppi di interessi di 10 diversi Paesi europei, tra i quali anche l’Italia", si ricorda
E si aggiunge che "fra il 20% dei soggetti intervistati che ha visto diminuire le interazioni con i decision makers figurano infatti soprattutto le organizzazioni della società civile, che hanno subito una contrazione delle attività di rappresentanza degli interessi superiore a quella del mondo business. Dalla ricerca emerge anche come il settore corporate in media percepisca di aver influenzato le scelte della politica molto di più di quanto non sia accaduto per i soggetti non profit, in Italia così come in altri Paesi dell’Ue". .
Negli ultimi mesi in Italia molte misure governative, tra cui i diversi bonus messi in campo per sostenere i consumi, sono stati definiti senza ascoltare il parere delle organizzazioni dei consumatori – aggiunge Ivo Tarantino, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo – contribuendo a generare i disagi dei “click day” o addirittura rendendo vani tali interventi. I consumatori sono oggi i veri attori del mercato: la loro voce deve essere ascoltata sistematicamente dalle istituzioni. Per questo è urgente una legge sul lobbying”.
Sullo sfondo della battaglia per regolamentare le lobby e la loro attività c'è l'arrivo del Recovery Fund europeo, E questo preoccupa molto la coalizione. " Senza una legge sul lobbying capace di garantire effettiva trasparenza e partecipazione della società civile, c’è il rischio che la politica finisca per favorire solamente chi è più avvantaggiato nei rapporti con il potere e tutti quei soggetti più pronti ad 'accogliere' gli investimenti pubblici, escludendo dal piano di “recupero” per il Paese le categorie maggiormente colpite e i portatori di interessi generali che hanno più limitata capacità di farsi ascoltare.E
E tanto per fare un esempio preciso, Giuseppe Orefice, componente del comitato esecutivo di Slow Food Italia, spiega: "Oggi in Italia 1/3 delle aziende agricole e artigianali che producono cibo sono aziende familiari, gestite direttamente da persone fisiche. Condizione necessaria affinché trovi approdo una legge sull’agricoltura contadina, che affermi che produzione agricola industriale e produzione contadina hanno bisogno di un diverso sistema di regole, è una corretta e codificata attività di lobbying”.
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