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Le startup “resistono” al Covid: la metà cresce e trova nuovi clienti, un terzo si “reinventa” per reagire alla crisi

ROMA – Innovative, flessibili, pronte a cambiare il modello di business e a continuare a investire: le startup high-tech italiane hanno retto bene la prova del Covid, e sono pronte a guardare avanti con una certa serenità. Dall'indagine degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano emerge che le nuove imprese innovative, pur nelle difficoltà del momento, hanno dimostrato capacità di adattamento e in molti casi sono state capaci di generare rapidamente nuove soluzioni per fronteggiare gli effetti della pandemia.
Sono state censite complessivamente 256 iniziative del panorama startup hi-tech italiano attive per fronteggiare l’emergenza sanitaria, che coinvolgono i settori più diversi, dalla digitalizzazione di processi ai servizi alle persone, dai sistemi di distanziamento allo svago, dal delivery ai dispositivi sanitari, dall’eLearning alla sanificazione degli ambienti. Inoltre il 30% delle startup high-tech ha modificato il proprio modello di business durante la pandemia, nella maggioranza dei casi per rispondere a un nuovo bisogno del mercato.
Ancora, il 46% ha ottenuto nuovi clienti e ha ampliato il proprio network, il 44% ha accelerato lo sviluppo di prodotti e servizi e ottenuto maggiore visibilità sul mercato. Il 28% ha persino ampliato il proprio organico per fronteggiare l’incremento di attività emerso durante l’emergenza, o si è dotato di nuove competenze.
Le startup italiane high-tech italiane hanno trovato anche i modi e i tempi per azioni di rilevanza sociale: il 63% delle startup ha intrapreso iniziative a supporto dell’emergenza, come raccolte fondi per donazioni, lancio di nuovi prodotti o servizi, rilascio di soluzioni gratuite. Nonostante il contesto difficile, anche le imprese consolidate hanno compreso l’importanza del digitale come leva per garantire continuità, e infatti le previsioni di investimento in ICT per il 2021 indicano una lieve crescita dello 0,89%.
Le startup del resto non sono delle isole, ma collaborano anche con le imprese consolidate, e con l’emergenza sanitaria la spinta è stata anche maggiore: il 34% delle grandi aziende evidenzia un maggior stimolo all’Open Innovation, il 22% ha riscontrato maggiore interesse o avviato concrete collaborazioni con startup per superare l’emergenza.
“In un contesto di radicale e drammatico cambiamento, in cui le imprese tradizionali e le istituzioni sono apparse spesso disorientate, l’ecosistema startup ha mostrato alcune strade per fronteggiare la nuova quotidianità, mettendo in campo competenze, conoscenze, brevetti, prodotti e nuove soluzioni. – afferma Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del Politecnico di Milano –.Le imprese devono saper cogliere e valorizzare questa grande capacità di reazione al cambiamento”.
“L’effetto startup che si è evidenziato nell’emergenza è un importante patrimonio da cogliere per la ripresa, sfruttando le opportunità di collaborazione in una logica di ecosistema – dice Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence –. I segnali sono positivi: durante l’emergenza, mentre diventava evidente agli occhi di tutti il ruolo strategico dell’innovazione digitale, è cresciuto l’interesse per la collaborazione tra aziende, startup e istituzioni in risposta alla crisi, con una spinta all’Open Innovation, di grande rilevanza per lo sviluppo del nostro sistema imprenditoriale”.
Certo, non sono mancate le difficoltà: il 38% delle startup ha dovuto ridurre le attività e il 24% ha ridottto le previsioni di spesa.Original Article

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