L'orchestra e il coro, gli attrezzisti e le maschere, i tecnici di palcoscenico: sono loro i Fratelli d'Italia con cui inizia una prima della Scala che è anche la prima nella storia, sono loro a cantare l'Inno di Mameli che apre il Sant'Ambrogio più popolare cui mai agli appassionati sia capitato di assistere, senza aver pagato migliaia di euro per i biglietti ma sul divano, davanti a Rai 1 o ascoltando la radio. Cantano tutti i lavoratori perché la Scala sono loro, sono tutti quelli che hanno permesso a questa prima di andare in scena nonostante l'emergenza, le difficoltà, i contagi che hanno fatto saltare la Lucia di Lammermoor in favore di uno spettacolo con ventiquattro tra i cantanti più famosi del mondo che conducono lo spettatore attraverso la storia delle lirica e delle arie più popolari per tornare appunto, come recita il titolo dell'evento, A riveder le stelle.
Una veduta aerea di Milano, i nuovi grattacieli di Citylife, il castello sforzesco, corso Sempione, poi il Duomo e piazza Scala: inizia con una veduta aerea lo spettacolo, con la voce di Mirella Freni che canta Adriana Lecouvirer. A volare fino al teatro è la Musa della Musica che lo trova vuoto con una sola donna delle pulizie che accenna all'Inno nazionale. Poi la luce si accende e dai palchi si mostra il coro mentre gli altri lavoratori 'occupano' il palco. Quando il direttore d'orchestra Riccardo Chailly dà l'attacco sono loro a cantare l'Inno di Mameli. Un modo per dire che la Scala c'è e vuole esserci.
"È stato molto emozionante, la prima grande emozione è stata vedere questi grandi cantanti e gli altri che sono venuti. Ho avuto l'impressione che tutto il mondo dell'opera volesse darci una mano in segno di affetto alla Scala e all'Italia. I grandi artisti sono ambasciatori della bellezza e lo hanno fatto", spiega il sovrintendente della Scala, Dominique Meyer.
Milly Carlucci e Bruno Vespa, poco prima dell'inizio, avevano introdoppo A riveder le stelle non dal foyer del Piermarini tra ospiti eleganti e rappresentanti delle istituzioni ma dal Palco Reale, con il maestro Riccardo Chailly, bacchetta dell'evento: "È un evento senza pubblico e senza contestazioni né belle donne come te, con grandi gioielli al collo", dice Vespa a Carlucci. "È un momento importante per tutta la cultura musicale, anche pop", dice Carlucci. E Chailly, nel backstage prima dell'evento, spiega le difficoltà del suonare con le mascherine con "il contatto visivo con i musicisti" più difficoltoso. "Il pubblico ci mancherà, è la prima volta che ci esibiamo in queste condizioni", aggiunge.
Maria Grazia Solano recita, acappella, le prime strofe dell'Inno d'Italia: è sul palco sola, senza strumenti a supportarla, con la voce che rimbomba nella sala vuota. È vestita come un'addetta alle pulizie, con una scopa in mano. Perché tutti hanno contribuito a mandare in scena lo spettacolo che sostituisce la più tradizionale Prima. C'è, subito dopo, un ricordo per Ezio Bosso, direttore d'orchestra nel 2019, ma dopo si torna subito in scena con Caterina Murino che recita Victor Hugo, per poi arrivare al vero inzio della serata musicale: apre le danze Luca Salsi con Rigoletto e Cortigiani vil razza dannata, primo passaggio di una sorta di compendio di quel che ha fatto grande il melodramma, dal Nessun dorma della Turandot a Una furtiva lacrima dall'Elisir d'amore. Tre uomini completamente mascherati, con una pistola in mano, camminano attorno al baritono. Ai suoi piedi una donna, dietro una transenna, con il rossetto che le sporca le labbra. Ed è già un bellissimo dramma, intenso come non mai.
Canta Vittorio Grigolo, tenore classe 1975, che solo pochi giorni fa a Repubblica aveva detto che questo sarebbe stato "il nostro We Are the World". "Ne avevamo bisogno in questo momento. Ritrovarci tutti insieme in una sorta di Opera Aid, come quando Springsteen e Dylan e Michael Jackson e Tina Turner si strinsero uno all'altro per quell'indimenticabile brano", aveva detto. E così sembra, con la sua interpretazione de La donna è mobile.
Dopo di lui arriva il lirico russo Ildar Abdrazakov che interpreta Ella giammai m’amò dal Don Carlo. La scenografia è una carrozza du un treno d'altri tempi, un Orient Express che corre su un o sfondo di pini innevati e gelo. Un canto disperato per un affetto non ricambiato in una sola frase: "Amor per me non ha!".
Ludovic Tézier, baritono francese, ha il compito di portare in scenaPer me giunto, sempre dal Don Carlo, cui fa seguito la prima cantante donna di A riveder le stelle: è il un mezzosoprano lettone Elina Garanca.
Wagner e Bizet, Donizetti e Puccini, Verdi e Rossini, tutto collegato da brani letti da attori – come Caterina Murino e Massimo Popolizio – ma pure dalla scrittrice Michela Murgia che introduce la parte sulle eroine d'opera e dunque la riflessione sulla condizione della donna, per trasmettere, com'è nelle intenzioni del regista Davide Livermore, quanto siano attuali le emozioni espresse dal melodramma.
di
Natalia Aspesi
Attuali anche gli strumenti e i riferimenti scelti, dai tributi al cinema, a Fellini, a Il sorpasso di Risi al ricorso ai video e alla realtà aumentata, alla pedana che ospita l'orchestra sopra alla platea, come a occupare il teatro mentre al palcoscenico tocca il compito di ospitare le scenografie delle diverse arie. Poi la piscina, con l'acqua che inonderà il palco per Rigoletto, Carmen e Madama Butterfly fino al finale, con il Guglielmo Tell di Rossini, un crescendo di speranza in un futuro che consenta a tutti, davvero di tornare a rivedere le stelle.
1. Francesco Cilea – Io son l’umile ancella da Adriana Lecouvreur – Registrazione (3’40”)
2. Inno di Mameli (3’)
3. Giuseppe Verdi – Preludio da Rigoletto (2’30”)
4. Giuseppe Verdi – Cortigiani vil razza dannata da Rigoletto – Luca Salsi (4’30”)
5. Giuseppe Verdi – La donna è mobile da Rigoletto – Vittorio Grigolo (2’)
6. Giuseppe Verdi – Ella giammai m’amò da Don Carlo – Ildar Abdrazakov (10’)
7. Giuseppe Verdi – Per me giunto da Don Carlo – Ludovic Tézier (6’30”)
8. Giuseppe Verdi – O don fatale da Don Carlo – Elina Garanca (4’30”)
9. Gaetano Donizetti – Regnava nel silenzio da Lucia di Lammermoor – Lisette Oropesa (8’30”)
10. Giacomo Puccini – Tu, tu piccolo Iddio da Madama Butterfly – Kristine Opolais (4’)
11. Richard Wagner – Winterstürme da Walküre – Camilla Nylund e Andreas Schager (14’)
12. Gaetano Donizetti – So anch’io la virtù magica da Don Pasquale – Rosa Feola (5’30”)
13. Gaetano Donizetti – Una furtiva lacrima da Elisir d’amore – Juan Diego Flórez (5’)
14. (Ballo) Lo Schiaccianoci – Adagio dal Grand pas de deux, Atto II – Nicoletta Manni e Timofej Adrijashenko (5’30”)
15. Giacomo Puccini – Signore ascolta da Turandot – Aleksandra Kurzak (2’30”)
16. Georges Bizet – Preludio da Carmen (2’30”)
17. Georges Bizet – Habanera da Carmen – Marianne Crebassa (4’)
18. Georges Bizet – La fleur que tu m’avais jetée da Carmen – Piotr Beczala (4’)
19. Giuseppe Verdi – Morrò, ma prima in grazia da Un ballo in maschera – Eleonora Buratto (4’30”)
20. Giuseppe Verdi – Eri tu da Un ballo in maschera – Geroge Petean (4’30”)
21. Giuseppe Verdi – Ma se m’è forza perderti da Un ballo in maschera – Francesco Meli (5’30”)
22. Jules Massenet – Pourquoi me réveiller da Werther – Benjamin Bernheim (3’30”)
23. (Ballo) Waves – Roberto Bolle (7’)
24. (Ballo) Verdi Suite – Estratti dai ballabili da I Vespri siciliani, Jérusalem e Il trovatore, coreografia Manuel Legris – Martina Arduino, Virna Toppi, Claudio Coviello, Marco Agostino e Nicola Del Freo (7’)
25. Giuseppe Verdi – Credo da Otello – Carlos Álvarez (5’)
26. Umberto Giordano – Nemico della patria da Andrea Chénier – Plácido Domingo (5’)
27. Umberto Giordano – La mamma morta da Andrea Chénier – Sonya Yoncheva (5’)
28. Giacomo Puccini – E lucevan le stelle da Tosca – Roberto Alagna (3’30”)
29. Giacomo Puccini – Nessun dorma da Turandot – Piotr Becza?a (3’)
30. Giacomo Puccini – Un bel dì vedremo da Madama Butterfly – Marina Rebeka (4’30”)
31. Giacomo Rossini – Tutto cangia, finale da Guglielmo Tell – Eleonora Buratto, Rosa Feola, Marianne Crebassa, Juan Diego Flórez, Luca Salsi e Mirko Palazzi (3’30”) Original Article
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