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Italia Viva pronta alla rottura: “Non daremo i pieni poteri a Conte”

Inizia una settimana importante per l'Italia sul fronte europeo. Mercoledì Giuseppe Conte prima di partire per Bruxelles farà le sue comunicazioni in Parlamento – alla vigilia del Consiglio europeo – che dovrà ratificare l'accordo raggiunto all'Eurogruppo. Dunque il premier presenterà la risoluzione di maggioranza su Mes e Recovery Fund. Proprio per quest'ultimo tema si preannuncia una giornata piuttosto movimentata. Oggi è in programma un Consiglio dei ministri infuocato per discutere del bilancio generale del Recovery Plan italiano con i singoli appostamenti. E il presidente del Consiglio dovrà fare i conti con una serie di pareri contrari posti dai renziani.

Gli animi sono piuttosto turbolenti. Ieri sera Ettore Rosato e Maria Elena Boschi hanno abbandonato il vertice di maggioranza – convocato via web dal capo del governo alla vigilia del Cdm – alla presenza dei ministri Gualtieri, Amendola e Patuanelli. In sostanza Conte è stato già messo all'angolo dai suoi alleati. Come riporta La Repubblica, da Italia Viva lamentano uno scarso dialogo tra Palazzo Chigi e le forze di maggioranza: "In Consiglio dei ministri votiamo contro quel piano. Non possiamo conoscere i progetti di spesa del governo attraverso le interviste".

Italia Viva sul piede di guerra

Nel frattempo il Consiglio dei ministri è slittato di due ore, dalle 9 alle 11. Sintomo di come l'aria sia davvero pesante. Il nodo resta il "piano fantasma" sconosciuto sia ai ministri sia all'opposizione. Questa notte i ministri renziani hanno ricevuto la bozza quasi all'una di notte per un provvedimento che avrebbero dovuto votare questa mattina. "Ma vi pare possibile che la struttura della task force che dovrebbe gestire il più imponente capitolo di investimenti dal dopoguerra sia tenuta all'oscuro a noi che siamo forza di maggioranza?", ha tuonato Davide Faraone.

Il presidente dei senatori di Italia Viva, intervenuto ai microfoni di Omnibus, ha ribadito la necessità di seguire un percorso istituzionale e di garantire un coinvolgimento delle parti sociali. E di questi due aspetti il premier deve rispondere in prima persona: "Abbiamo impedito i pieni poteri a Salvini non per consegnarli nelle mani di Conte, a cui comunque è stata data la più grande libertà di azione mai vista da un premier in democrazia, così come era giusto fare durante la pandemia".

Gli ha fatto eco Luciano Nobili nel corso della trasmissione Rai 1 Mattina: "Questo approccio non ci convince nè dal punto di vista del merito né dal punto di vista del metodo e confidiamo che il presidente Conte cambi strada". Il deputato di Italia Viva auspica che i progetti vengano discussi nel Consiglio dei ministri e nel Parlamento con le forze di maggioranza e opposizione poiché riguarderanno i prossimi decenni del nostro Paese: "Non servono altre task force e le ennesime assunzioni di consulenti. C'è un governo, il presidente del Consiglio dice che la sua squadra di ministri è la migliore che può avere, allora la utilizzi, lavori col governo, non coi consulenti".

Task force in bilico?

Conte aveva parlato di una struttura composta da sei supermanager, assistita da un relativo staff, che si occuperà della supervisione tecnica dell'attuazione dei progetti del Recovery Fund e che in casi eccezionali potrebbe essere chiamata "a intervenire con poteri sostitutivi per evitare ritardi e perdite di risorse". Il premier ha comunque messo le mani avanti per placare la situazione: oggi verrà solamente condivisa la norma con i ministri, mentre i nomi verranno indicati successivamente. Ma è proprio la sostanza a non piacere ai renziani. "Le grandi decisioni di politica economica sono sempre state prese dai capidelegazione dei partiti. Siamo stati noi per primi a proporre un'unità di missione presso la presidenza del Consiglio, ma altra cosa è creare una struttura tecnica parallela alla politica", spiega Luigi Marattin.

Ecco perché i rappresentanti di Italia Viva ieri hanno lasciato la riunione serale con un tono molto polemico. Conte tuttavia sembra intenzionato a proseguire per la sua strada, dando vita anche a uno schema piramidale che vedrà al vertice lo stesso premier che sarà affiancato dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri e dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. Come fa notare La Stampa, Bruxelles teme che i progetti possano perdersi nella burocrazia e perciò spinge per la creazione di una task force di esperti. A creare tensioni è stata pure la lettera che i governatori dem Nicola Zingaretti (Lazio) e Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna) hanno sottoscritto con i colleghi di altre 22 Regioni europee per chiedere all'Unione europea di essere coinvolti direttamente sul Recovery Fund. "Iniziativa comprensibile, come ci si può fidare di questo premier?", ha attaccato il renziano Michele Anzaldi.

A pochi minuti dall'inizio del Cdm – convocato sulla definizione e sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – si rischia seriamente che non esca il via libera alla struttura che dovrà gestire i 209 miliardi di euro. Conte avrebbe assicurato che in mattinata non ci sarà una votazione; tuttavia – qualora dovesse esserci – i ministri di Italia Viva si dicono pronti a votare contro, specificando che non si tratta assolutamente di una strategia per alzare il livello di tensione sul governo. "Con grande lealtà abbiamo detto con non votiamo cose a scatola chiusa", viene spiegato. Pertanto probabilmente oggi non arriverà una decisione definitiva in merito.

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