ROMA – Il buongiorno si vedrà dal mattino: mercoledì, se la fronda dei 5Stelle sul Trattato Mes rientrerà, anche sulla legge che archivia i decreti sicurezza di Salvini si andrà in porto senza strappi alla Camera, dove il voto finale è previsto in serata. Però il decreto immigrazione è l’altro fronte aperto nella maggioranza, anche se ritenuto meno preoccupante, perché a Montecitorio la maggioranza ha margini ampi e la fiducia è già passata sette giorni fa. Quando nella prossima settimana arriverà nell’aula del Senato, anche qui dovrebbe essere messa la fiducia (e non c’è un ulteriore voto finale, come a Montecitorio). Tutto pacifico? Tutt’altro.
I Dem incrociano le dita. Colloqui ci sono stati tra il governo, il viceministro Matteo Mauri – che ha seguito la riforma immigrazione dall’inizio – e i pentastellati. Se si sommassero i dissensi grillini con l’ostruzionismo del centrodestra, la miscela sarebbe esplosiva. “Sul decreto immigrazione è certo un passaggio delicato. E’ una questione che il Pd ha posto sin dall’inizio della nascita del governo giallo-rosso, perché riguarda la salvaguardia di diritti fondamentali”, ammette Emanuele Fiano.
L'intervista
di
Giovanna Casadio
Se il Movimento 5Stelle non tiene, la valanga rischia di abbattersi anche sulla riforma dei decreti Salvini. Dopo “stop and go”, ripensamenti in casa grillina e riscritture, per il decreto immigrazione è comunque arrivato l’ultimo miglio. Il margine con cui è passata la fiducia a Montecitorio sette giorni fa, è stato di 70 voti a favore. Giuseppe Brescia, il presidente grillino dalla commissione Affari costituzionali esorta: “E’ un provvedimento che ci riconcilia pienamente con la nostra identità saldamente ancorata ai valori della Costituzione. Anzi è un modello di lavoro per tutta la maggioranza e per il futuro: forte coinvolgimento del Parlamento, zero provocazioni e totale e sincera disponibilità al dialogo da parte di tutti”.
di
Alessandra Ziniti
Però oltre venti deputati grillini si dissociarono, in commissione con un emendamento che contestava le misure sulle Ong, chiedendo il rispristino del sequestro delle imbarcazioni. La fronda sull’immigrazione era composta su quegli emendamenti in commissione dai pentastellati Maniero, Iovino, Frusone, Corda, Roberto Rossini, Berti, Cabras, Serritella, Sodano, Raduzzi, Currò, Carabetta, Gabriele Lorenzoni, Romaniello, Cadeddu, Zanichelli, Cillis, Spessotto, Colletti, Fantinati, Olgiati. Alcuni deputati sono gli stessi che hanno nei giorni scorsi sottoscritto la lettera contro il Mes e con i quali si sta cercando di trovare una difficile quadra nel Movimento per “non mandare il premier Conte al patibolo”, come ha sintetizzato l’ex capo politico dei 5Stelle, Luigi Di Maio.
Brescia aveva già avvertito: “Sono deputati pentastellati nostalgici di Salvini? No. Quando si parla di immigrazione nel Movimento ci sono sempre stati due gruppi contrapposti: uno con una filosofia più di destra, l’altro con un filosofia più di sinistra, ma la stragrande maggioranza del Movimento sa che stiamo lavorando bene, improntando tutto il sistema a una reale integrazione, che si realizza solo attraverso il lavoro”.
Ora però il braccio di ferro politico dentro la coalizione di governo complica tutto. Il disagio grillino è forte. Anche nell’assemblea dei gruppi pentastellati venerdì scorso, il problema è stato posto. I due fronti in casa 5Stelle non si sovrappongono ma si intrecciano.Original Article
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