"Abbiamo perso mezzo milione di posti di lavoro da inizio pandemia e le stime al 31 marzo ci parlano di un milione. Spero che il governo non rinnovi il blocco dei licenziamenti, sarebbe un vero segnale di ripresa per la nostra economia". Strana equazione quella del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi: tornare a licenziare per rilanciare il Paese. Chissà cosa ne pensano le operaie e gli operai della Whirlpool di Napoli, circa 700, che il 27 dicembre "santificheranno" il Natale prendendo il loro ultimo stipendio e diventando disoccupati. Il loro licenziamento non è "fuorilegge", perché la multinazionale Usa aveva avviato la procedure prima della pandemia e, dunque, della moratoria sui tagli. Comunque è il simbolo di cosa significhi perdere il lavoro al tempo del Covid. E lo è ancora di più nel caso dei licenziamenti in vigenza diel divieto, per lo più attraverso la forzatura delle deroghe previste dalla norma. Ma non solo.
In base ai dati del ministero del Lavoro riferiti al periodo marzo-giugno 2020 – la prima ondata della pandemia – sono circa 118mila i lavoratori che hanno perso il posto a tempo indeterminato, con 39.907 licenziamenti a marzo, 18.596 ad aprile, 26.157 a maggio, 33.261 a giugno. E i dati raccontano molto anche sulla seconda ondata – l'attuale – perché fino ad agosto scorso la moratoria non prevedeva deroghe, se non quella relativa a colf e badanti, mentre la norma in vigore oggi contempla tre eccezioni al divieto: cessazione definitiva dell'impresa conseguente a liquidazione; accordo collettivo aziendale con incentivi all'esodo; fallimento dell'impresa. Sono questi i pertugi nei quali si inseriscono i licenziamenti e che, presumibilmente visto che non ci sono ancora dati definitivi, dovrebbero determinare quanto meno una conferma della tendenza di marzo-giugno.
L'intervista
di
Marco Patucchi
Roberto Benaglia, segretario dei metalmeccanici di Fim-Cisl, ha dichiarato all'Huffington Post che "arrivano segnalazioni di micro-imprese che cercano di aggirare le norme. Servono dati pubblici, qualcosa non torna". Però, ci sono anche casi di aziende più grandi. Succede in Piemonte al gruppo Pininfarina (di proprietà dell'indiana Mahindra&Mahindra) che a inizio novembre ha avviato la procedura di licenziamento dei 135 dipendenti della controllata Engineering per "cessata attività", mentre i sindacati denunciano che l'attività proseguirebbe nella capogruppo e con ditte esterne. È il caso degli stabilimenti ex Alcoa (alluminio) di Venezia Fusina e Cisterna di Latina, 600 dipendenti, per i quali il fondo tedesco Quantum Capital Partners, che li controlla, ha prefigurato crisi di liquidità, concordato preventivo e licenziamenti.
di
Flavo Bini
"E' difficile quantificare il fenomeno – dice Giorgio Airaudo che guida la Fiom-Cgil piemontese – perché con il Covid l'attività delle Rsu è diventata complicata, con il brutto tempo non riusciamo neanche a fare le assemblee nei piazzali delle fabbriche. Però, la percezione che in certi casi lascino a casa i lavoratori giocando sulle deroghe della moratoria, c'è. E aggiungerei anche la scorciatoia dei cambi d'appalto senza clausola sociale sul mantenimento dell'occupazione. Non oso immaginare cosa accadrà a marzo quando finirà il divieto di licenziamento: servono ammortizzatori sociali universali, che coprano tutti e che siano pagati da tutti, anche dai lavoratori pubblici". Preoccupazione condivisa da Michele De Palma che segue il settore automotive per la Fiom: "Il Mise ormai è solo un pronto soccorso per le singole crisi aziendali, manca una politica di sistema. Il tavolo sul settore auto che fine ha fatto?".
Francesca Puglisi, sottosegretaria al Lavoro, prova a tranquillizzare: "Dopo marzo accompagneremo il sistema verso la normalità, magari senza il divieto di licenziamento ma con ammortizzatori sociali più robusti a cominciare da quelli che già abbiamo come i contratti di solidarietà. Nella Legge di Bilancio, poi, ci sono 500 milioni per le politiche attive del lavoro". D'altro canto nei giorni scorsi era stato il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ad escludere la proroga della moratoria dopo marzo: "Stiamo lavorando per evitare una terza ondata escludendo così di dover prolungare ulteriormente le misure straordinarie". Marzo è ancora lontano e, come purtroppo abbiamo capito tutti, fare previsioni sul Covid è sempre un esercizio azzardato. E certo chi vede ogni giorno il proprio lavoro appeso al filo, di tutto ha bisogno meno che di scommesse.
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