LONDRA – È un'accoppiata classica del pub o del tifoso davanti alla televisione, dappertutto ma particolarmente in Inghilterra: birra e patatine. Ma adesso, incredibilmente, un'azienda britannica promette di utilizzare l'una e le altre per la difesa dell'ambiente. La Walkers, famosa compagnia produttrice di patatine fritte in tutte le salse, ha annunciato di avere adottato una tecnica che permette di ridurre del 70 per cento l'emissione di anidride carbonica nel processo di manifattura, ma non solo: sarà in grado di recuperare la CO2 emessa durante la fermentazione della birra e di mescolarla con gli scarti delle patatine per produrre concime agricolo. Concime che verrà poi sparso nelle campagne inglesi per fare crescere nuovi raccolti di patate.
C'è anche un altro vantaggio: di norma, creare fertilizzante produce forti emissioni nocive, mentre la tecnologia della Walkers lo fa senza generare CO2. Per cui la coppia patatine-birra svolge una doppia funzione in chiave ecologica: ferma l'emissione di CO2 nell'atmosfera dalla fermentazione della birra e riduce l'emissione di CO2 normalmente prodotta dalla manifattura di fertilizzanti.
L'autore della doppia invenzione è una piccola startup londinese con appena 14 dipendenti chiamata CCm, che ha sviluppato la nuova tecnica grazie a un finanziamento del governo britannico. La fase di sperimentazione è terminata quest'anno e dal 2021 la Walkers la nuova tecnologia nel proprio stabilimento di Leicester per preparare il raccolto del 2022.
È un esempio di quella che viene definita "economia circolare", in cui le scorie vengono riutilizzati per produrre nuovi materiali, ma con tecniche sostenibili in difesa dell'ambiente. "C'è bisogno di prodotti che ci permettano di non rinunciare al nostro stile di vita", dice Katy Armstrong, manager del Carbon Utilisation Centre della Sheffield University, interpellata dalla Bbc, "e se possiamo usare le emissioni nocive di CO2 per farlo, tanto meglio".
L'Unione Europea sta premendo su tutte le industrie affinché vadano in questa direzione, per mantenere l'obiettivo di arrivare a zero emissioni entro il 2050. "Tanti piccoli passi come questo possono diventare un grande balzo per l'umanità", concorda Peter Hammond, amministratore delegato della start-up protagonista dell'exploit.
"E' solo l'inizio di un ambizioso viaggio, intendiamo espandere questo genere di tecnologie ad altri nostri settori", promette David Wilkinson, portavoce della PepsiCo, l'azienda produttrice della Pepsi-Cola e di tanti altri brand nel settore alimentare, che è proprietaria della Walkers. Ma la Pepsi ha un bilancio contradditorio sull'ambiente: se da un lato è in prima fila per eliminare le emissioni nocive, come dimostra questo intervento su patatine e birra, dall'altro, secondo un rapporto di Break Free from Plastic, un'organizzazione ambientalista, è la seconda maggiore fonte al mondo di rifiuti di plastica, dopo la Coca-Cola.
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