L'aria è irrespirabile. Il clima è sempre più infuocato. E il premier Giuseppe Conte inizia a guardarsi alle spalle, a temere le pugnalate da parte di chi fino a ora lo ha sostenuto. La sua posizione, lo sa benissimo, non è più intoccabile e sicura come lo era nel corso della prima ondata del Coronavirus. Perché adesso, oltre alle offensive del centrodestra sul Dpcm di Natale, deve fare i conti con l'assalto che i suoi alleati sono pronti a mettere in atto sulla gestione dei fondi del Recovery Fund. La settimana appena aperta è cruciale per il nostro Paese: oggi il Consiglio dei ministri si riunirà per discutere del bilancio generale del Recovery Plan italiano con i singoli appostamenti.
"Un piano fantasma", lo ha definito Mariastella Gelmini di Forza Italia. Eh sì, nessuno lo ha visto per adesso. Neppure i ministri. E di conseguenza neanche l'opposizione e il Parlamento. Non a caso la renziana Teresa Bellanova, in vista dell'imminente Cdm, ha avvertito a chiare lettere: "Non voteremo nessun documento al buio, non possiamo votare a scatola chiusa né accettare che sia una maggioranza nella maggioranza". La capodelegazione di Italia Viva da una settimana sta chiedendo le carte per poter orientare la valutazione sua e del suo gruppo politico. Risultato? "Non ho ricevuto neanche un rigo. Non si può sempre forzare oltre il consentito".
Governo in piena tempesta
Parole che sanno di minaccia. O comunque vengono viste come un invito ad accelerare l'operato dell'esecutivo. Anche dal Partito democratico il timore è che la situazione possa sfuggire di mano al presidente del Consiglio. Non solo le opportunità del Recovery Fund hanno innescato un tutti contro tutti, ma c'è da considerare che mercoledì si voterà sulla riforma del Mes e non è scontato che il governo abbia i numeri necessari, considerata la fronda ribelle del Movimento 5 Stelle pronta a votare "no".
Il dem Dario Franceschini avrebbe messo i suoi compagni in guardia: l'incidente è dietro l'angolo. Tutto potrebbe cadere a breve. "Governare non è tirare a campare", tuonano dal Pd. Nessuno sembra credere davvero che questa esperienza giallorossa possa arrivare sana e salva a fine legislatura. A tutto ciò si aggiungono pure le voci delle Regioni: Emilia-Romagna e Lazio hanno chiesto alla Ue, insieme ad altre 22 Regioni europee, di essere coinvolte sul Recovery e sui rispettivi piani nazionali. Un netto avviso diretto soprattutto a Conte.
La mossa di Renzi
Qualche ministro racconta che il premier sia rimasto "basito" dagli attacchi arrivati da Boschi e Rosato. All'avvocato è ormai chiaro "che il problema di Renzi non è tanto il merito delle cose, quanto la volontà di far saltare Conte". Come si legge sul Corriere della Sera, M5S e Partito democratico stanno conducendo un'operazione per convincere il fondatore di Italia Viva che, qualora questo governo dovesse cadere, non ci sarà un altro presidente del Consiglio ma solamente le urne con il voto anticipato. "Renzi si alzerà in Aula al Senato e dirà che il governo finisce qui", si va comunque ripetendo.
Lo stesso Renzi, intervistato da La Repubblica, non ha usato mezzi termini per criticare il premier: "Sul metodo siamo contrari. Questo modo di fare non è solo sprezzante: è sbagliato. Il futuro dell'Italia dei prossimi vent'anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi. Spero che il premier si fermi prima di mettere ai voti una scelta non condivisa". Il riferimento è alla proposta di governance avanzata dal presidente del Consiglio, il quale ha annunciato la creazione di una struttura composta da sei manager – assistita da un relativo staff – che si occuperà della supervisione tecnica dell'attuazione dei piani del Recovery Fund. "Noi siamo contrari a sovrastrutture di centinaia di consulenti che stanno al Recovery Fund come i navigator stanno al Reddito di cittadinanza", è la posizione di Renzi.
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