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Zerocalcare. Questa non è una favola di Natale. E non finisce bene

No, Zerocalcare non ha fatto una storia tanto carina per il Natale. E soprattutto non ha fatto una strenna natalizia per i bambini. Ha scritto invece qualcosa di diverso e inaspettato, almeno per i parametri del nostro paese: una favola nera, anzi nerissima. Tipologia considerata suicida e che oltrettutto va anche contro tutte le regole delle strategie di marketing: pubblicare a meno di un mese del suo graphic novel Scheletri, arrivato al primo posto della classifica generale e ancora adesso stabile nella Top Ten italiana, un’altra storia ibrida metà racconto, metà fumetto con un titolo solo apparentemente divertente: A Babbo morto. E siccome Zerocalcare se ne frega totalmente di regole, consigli e strategie, fa quello che vuole. Che poi coincide con quello che gli suggerisce la sua passione e la sua etica.

Zerocalcare: Pulp Fiction in periferia

Luca Valtorta


Forse vince proprio per questo, per il suo non essere omologato a niente oltre che, naturalmente, per essersi inventato un genere che è solo suo in cui convivono la passione per i cartoni animati giapponesi degli anni Ottanta, quella per Star Wars, i videogiochi vintage, il punk, gli 883 e una militanza politica non solo dichiarata ma utilizzata per portare avanti cause importanti come quella curda in Kobane Calling o quella contro La città del decoro (scaricabile qui gratuitamente), una storia pubblicata 2015 su Repubblica contro l’intolleranza crescente nei confronti di tutte le marginalità. Una storia importante perché in qualche modo precorreva l’evoluzione di Zerocalcare che con Scheletri realizza forse il suo graphic più complesso, capace di mettere insieme la sua storia personale e quella corale, la periferia e temi che vanno dallo spaccio alla violenza, con uno sguardo capace di leggerli in maniera a volte cruda a volte poetica.

La Roma di Zerocalcare

di EMILIA GIORGI


E, soprattutto, senza mai aggiungere un filo di retorica 'buonista', ma al tempo stesso inesorabile contro la violenza verbale (e fisica) dei 'cattivisti'. Ma il fatto è che anche A Babbo morto, un racconto breve con le sue 80 pagine rispetto a Scheletri, non è affatto uno 'Zerocalcare minore'. Anzi. Si tratta probabilmente dell’opera più dura mai realizzata da Michele Rech (il suo vero nome) che usa immagini 'pucciose', come direbbe lui, per raccontare gli anni di piombo tra bombe che uccidono innocenti, folletti impiccati e la distruzione di una generazione. Buon NataleOriginal Article

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