Dopo alcune voci di eccessivo entusiasmo per la principessa Diana ci è sembrato opportuno dare il giusto merito anche alla figura dell'attuale compagna di vita del principe Carlo d'Inghilterra. Quando Carlo e Diana vennero in Italia e precisamente a Firenze nell'aprile del 1985, in viaggio di piacere prima del matrimonio, un settimanale mi diede le loro firme da analizzare. Ricordo che dissi: "questo matrimonio non s'ha da fare".
Dalle scritture emergevano troppe diversità di carattere, di sentimenti e di approccio alla vita: più passivo Carlo più attiva lei e, soprattutto, svincolata da regole stereotipate tipo quelle di corte. Diana viveva e sentiva il bisogno di aprire porte e finestre per respirare un'aria che le permettesse libertà. Troppo aperta per farsi carico dei problemi del Palazzo e troppo ristrette e ferree le regole regali per una donna piena di entusiasmo giovanile e bisognosa di espandere sé stessa allargando il proprio raggio d'azione. La regina non sarebbe stata mai disposta ad accettare un simile stato di cose, così come era stata dura anche con la sorella. D'altronde, come si può notare ancora oggi, ella non è disposta a mollare lo scettro. Camilla ha un'altra personalità: meno portata a uscire dalle regole, che ha peraltro da sempre vissuto in modo personale, e più rigida nel comportamento. In questo modo è riuscita a non offuscare l'immagine di evitando di usurpare il ruolo di madre e rimanendo dignitosamente vicino al fragile Carlo e silente accanto ad una Regina nata per essere tale. Quindi, una grande ammirazione per Diana ma anche un sentito grazie a Camilla che ha saputo vivere con dignità il ruolo di moglie accanto ad un principe povero di speranze di diventare un giorno re.
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