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Venezuela, uno stipendio per un chilo di riso: così l’iper-inflazione è tornata a correre

Un dollaro per un chilo di riso. Solo che un dollaro, in Venezuela, è lo stipendio mensile medio che percepisce un impiegato, un professore di liceo, forse un operaio specializzato. L'iperinflazione che da sei anni ingoia in un buco nero l'economia del paese sudamericano non viene neanche più calcolata. Si registrano, a livello ufficiale, gli aumenti dei prezzi al consumo: gli effetti di una svalutazione che ha reso il Bolivar, la moneta venezuelana, carta straccia. Gli indici sono rimasti stazionari per sei mesi. Colpa o merito del Covid che ha quasi azzerato gli acquisti.
Ma adesso, spiega el Pais che riporta questo calzante esempio alimentare, l'inflazione ha ripreso la sua spinta per i bonifici speciali che il governo di Nicolás Maduro si appresta a varare per la fine dell'anno e in coincidenza con le elezioni legislative che si tengono questa domenica. "Il governo", osserva Omar Zambrano, economista del think tank Anova, "è rimasto senza entrate perché l'industria petrolifera è distrutta, perché non riscuote imposte, perché non ha accesso ai mercati internazionali. Qualsiasi iniziativa intraprenda deve finanziarla con la Banca Centrale del Venezuela. Non ha fonti legittime di finanziamento e l'unica cosa che può fare è stampare denaro".
L'aumento dei consumi per le feste di Natale che anche qui sono ovviamente sentite con la stessa partecipazione di tutti i paesi a tradizione cattolica ha rimesso in moto un'economia di base. Ma ha fatto anche registrare un incremento dei pezzi degli alimentari del 40 per cento. Il cibo si compra in dollari. Ma pochi, pagati in moneta locale, hanno accesso a una divisa che Maduro ha sempre considerato espressione del Male, quindi messa al bando sebbene costretto dalla realtà a farla cambiare in alcuni sportelli bancari. Il problema è proprio nel cambio. Il salario minimo è stato triplicato il mese scorso, superando di poco il dollaro al mese. La cifra sufficiente a comprare un pacco di riso da un chilo.
Il regime è corso ai ripari negli anni scorsi. Con misure di facciata. Per contrastare l'inflazione e evitare che le massaie andassero al mercato con le buste cariche di bolivar ha cancellato gli zeri dai biglietti da cento. Lo ha fatto per due volte: una con Hugo Chávez e una con Nicolás Maduro. Questo ha risolto il problema pratico, l'ingombro dei pacchi di bolivar da portarsi appresso per comprare anche solo il pane. Ma non sul piano finanziario. Si è limitato a semplice cosmesi monetaria. Ai primi di questo dicembre un dollaro in realtà vale 100 miliardi di bolivar, se si considerano i 16 zeri che sono stati depennati sulla moneta stampata. Con la fine del 2020 il Venezuela avrà un'economia per il 67,6 per cento minore di quella del 1999, secondo calcoli di Ecoanalitica, un'inflazione del 6.500 per cento e un tasso di disoccupazione del 54 per cento stando alle valutazioni del Fondo Monetario Internazionale.Original Article

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